L'analisi

Severino Nappi: lavoro, non parassitismo. Perché il reddito di cittadinanza del M5s è un'offesa alla dignità della politica

Andrea Tempestini

Anni e anni a parlare di sviluppo e a raccontare ai nostri giovani della necessità di rimboccarsi le maniche e poi, come per magia, arriva la "ricetta" dei Cinquestelle. Una cosetta facile, per giovani e meno giovani, che - pur rimanendo comodamente a casa - potranno percepire un reddito, di cittadinanza. Il mondo non funziona così, però. Almeno, sono queste le mie esperienze e questi sono i valori che cerco di trasmettere ai miei studenti e a mia figlia. Studiare, lottare con le unghie e con i denti per realizzarsi e pretendere dalla politica - quella buona s'intende - le condizioni per restare nel proprio Paese, con una prospettiva di lavoro, di crescita e di serenità. Esattamente quello che manca nella proposta pentastellata. Leggi anche: Severino Nappi: "Amo la nostra terra". Il video Il reddito di cittadinanza delle marionette di Grillo, in fondo, si riduce all'idea di una vita vissuta alla giornata. Offende la dignità della politica come strumento di crescita di una comunità offrire la soluzione del reddito di cittadinanza come unico mezzo di contrasto alla povertà, alla disoccupazione e, ancor di più, alla speranza e alle prospettive dei giovani. Lo dico con forza e lo dico da due punti di vista differenti. Lo dico da uomo delle istituzioni, che da anni si batte contro l'assistenzialismo, mettendoci la faccia e passando anni (molto difficili) sotto scorta. Ed ecco che vengo al secondo punto di vista. Quello di uomo del sud. Ci rendiamo conto di quanto, nella patria della disoccupazione organizzata, possa essere pericoloso un messaggio del genere per tutti i giovani che istruiamo e formiamo e che dovremmo cercare di mantenere nella nostra terra senza assistere alle loro fughe, cervelli annessi? Per troppi anni abbiamo giocato su questo equivoco tra Lavoro e Politiche Sociali. Adesso non ce lo possiamo più permettere. E questo lo dico con rammarico perché esiste purtroppo un divario troppo ampio tra il Nord e il resto del Paese che, misure come il reddito di cittadinanza, contribuirebbero soltanto ad alimentare. È un delitto alla dignità delle persone sostenere che il reddito di cittadinanza è un'alternativa, a portata di mano e facile, a chi il lavoro lo ha perso o lo cerca. Semmai, lo strumento per sostenere chi ha bisogno di non restare solo e indietro, è quello di riscrivere il sistema del welfare di questo Paese, che fa acqua da tutte le parti. Per un'Italia moderna, liberale ed europea, è necessario, a partire da questa campagna elettorale, confronti su programmi seri e non una gara a chi la spara più grossa. Io immagino di discutere del nostro sistema dell'istruzione, delle nostre scuole, della qualità delle nostre università e della nostra offerta formativa. È necessario parlare ai giovani del loro presente, non pontificare sul loro futuro o addirittura sulle pensioni che probabilmente non avranno mai. Prendere in giro chi cerca un primo lavoro o chi lo ha appena perduto appartiene ad una politica cialtrona: quella che non ha nulla a che vedere con le misure che il Presidente Berlusconi ha già fissato nell'albero delle libertà. Il messaggio del Presidente è molto chiaro: dobbiamo parlare alle persone, rimetterle al centro dei ragionamenti, pensare alle loro esigenze quotidiane, senza strizzare l'occhio a facili compromessi. Solo così eviteremo di consegnare il Paese ai populismi di chi parla alla pancia. Perché noi vogliamo parlare ai cervelli e alle intelligenze dei nostri cittadini. di Severino Nappi Responsabile Nazionale Politiche del Sud di Forza Italia