Nero su bianco
Silvio Berlusconi, lo studio riservato: al centrodestra manca solo un senatore. Ma occhio al M5s...
Ad Arcore sono tornate di moda le bandierine. Ricordate quelle di Emilio Fede? Ecco, solo che adesso sono di tre colori (se n’è aggiunto un terzo per i Cinquestelle) e vanno appuntate sulla mappa dei collegi uninominali. Il risiko berlusconiano dice che il blu è prevalente. E il Cavaliere può sorridere. Grazie ai passi falsi altrui il centrodestra continua a crescere. Lento ma costante. La soglia del 40% nel proporzionale è a un passo, ma Berlusconi è focalizzato soprattutto su ciò che sta accadendo nei collegi. SEGGI BALLERINI Ce ne sono ancora 40 incerti alla Camera e 30 ballerini al Senato. Ma l’elettorato indeciso, tra il Movimento 5 Stelle che rincorre i bonifici e una sinistra che insegue le bonifiche (e il fantasma del Duce), sembra orientarsi verso l’unico polo che sta facendo campagna elettorale. Il centrodestra, secondo gli ultimissimi sondaggi, è a quota 157 seggi al Senato. Gliene manca uno per raggiungere la maggioranza assoluta. A Montecitorio il traguardo è più lontano (mancherebbero una quindicina di deputati) e non è scontato che arrivi. Si profila una vittoria a metà. Leggi anche: Berlusconi e l'anziana, una bordata contro i clandestini Per cui saranno determinanti le ultime due settimane di campagna elettorale. Durante le quali Berlusconi non risparmierà energie. «Senza di me Forza Italia, avrebbe solo il 18%. Oggi le cose non sono più così, noi vinceremo di sicuro», ha fatto sfoggio di sicurezza l’ex premier parlando all’assemblea di Coldiretti. «Sarebbe una barzelletta pensare che al governo del Paese possa andare un ragazzo di 31 anni che non ha mai lavorato e non è nemmeno riuscito a laurearsi». Però, «mentre la sinistra non è più in campo» e «Renzi dal 56% è sceso al 20% di apprezzamento», uscendo «dai giochi», la sfida con i 5 stelle è tutt’altro che archiviata. NIENTE ILLUSIONI Berlusconi aspetta una flessione grillina come conseguenza della figuraccia rimediata con le restituzioni e i rimborsi spese. Però Berlusconi non si fa grandi illusioni perché l’elettorato grillino è così anti-sistema che non crede agli inciampi dei propri beniamini. Li considera balle inventate dalla politica e dai media tradizionali. Il presidente di Forza Italia sta in campana: «La sfida», spiega, «è tra i partiti che come noi si riconoscono nel Ppe e i movimenti populisti e pauperisti come i 5 Stelle. Noi siamo al 39/40%, loro al 29%, non avranno mai rale percentuali necessarie per governare». L’appello al voto utile sarà un mantra nei prossimi giorni. Quando da Bruxelles arriveranno i leader del popolarismo europeo a sostenere la campagna berlusconiana. Nei prossimi giorni sono attesi sia il presidente del Ppe Joseph Daul sia il capogruppo dei popolari al Parlamento Europeo Manfred Weber. L’asse franco-tedesco ha smesso di ridere del Cavaliere (come fecero ai tempi Sarkozy e Merkel), adesso fa il tifo per lui, spaventato dall’idea di trovarsi l’Italia precipitata in una nuova stagione di instabilità istituzionale o, peggio, in mano ai populisti. BILANCIA CAMPANA Berlusconi ha anche preso la decisione di chiudere la campagna elettorale il 2 marzo a Napoli. La Campania è una delle Regioni più popolose e, come sempre nelle ultime elezioni, sarà ago della bilancia nel determinare le maggioranze di Camera e Senato. Il Cav pianta bandierine su tutte e cinque le Province campane, sperando in un monocolore azzurro. Il rischio è che i grillini gli rovinino la festa, presentando il conto. Stavolta sì. di Salvatore Dama