Occhio al renziano
Silvio Berlusconi, la grande paura: le strane manovre in Rai, Mediaset rischia grosso
Mauro Gaia, chi era costui? Questo il nome, sconosciuto ai più, appartiene a un silente uomo-marketing a cui potrebbero essere legati i destini dello stesso Patto del Nazareno. Gaia, ex capo del marketing di Pagine Gialle attualmente in forza alla casa di distribuzione cinematografica Videa, pare abbia infatti appena siglato un pre-contratto come nuovo Amministratore Delegato di Rai Pubblicità (l'ex Sipra). Non è fatta del tutto, serve ancora il voto del Cda, ma lo spettro di Gaia già aleggia sul forziere della tv di Stato. E questa, fin qui, potrebbe essere solo una notiziola da addetti ai lavori. Ma il fatto che sia in Mediaset che in Rai siano incazzatissimi per l'avvento di Gaia (soltanto il consigliere Rai Carlo Freccero sta pensando ad un voto contrario) ha un significato più profondo. Ed è che Gaia, fedelissimo di Matteo Renzi -in Pagine Gialle aveva lavorato col padre di Renzi, Tiziano - sarebbe lo spauracchio dello stesso segretario Pd per impedire a Berlusconi di lasciarsi tentare, dopo i risultati del voto del 4 marzo, dalle sirene "populiste" di Matteo Salvini. Sarebbe, insomma, il Gaia, il memento renziano per Mediaset sulla necessità di un nuovo Nazareno. Non è un caso che Renzi, curiosamente, da qualche tempo - lui fautore estremo del canone fino al punto di inserirlo in bolletta - minacci ora la «cancellazione del canone». Leggi anche: Berlusconi torna a volare e... Mediaset, miracolo d'oro I conti - Se la Rai, infatti, perdesse i 2 miliardi di euro di incassi della sua tassa obbligatoria, l'unico modo per recuperare quei soldi ed evitare il fallimento sarebbe togliere il tetto dell'affollamento pubblicitario alla tv di Stato. La Rai, considerando i benefici del canone è vincolata all'affollamento orario (il 12%, circa 7 minuti) e a quello settimanale (il 4%, pari a 58 minuti al giorno per rete, per Mediaset e le altre tv è il 15%). È proprio il suddetto limite che, finora, ha consentito al Biscione di fare sempre la parte del leone nella raccolta degli spot. Per le tv di Berlusconi la suddetta opzione sarebbe seccante. Ora, noi siamo per l'abolizione di tutti i tetti pubblicitari - Rai compresa -, per la libera concorrenza e magari per la conseguente privatizzazione della stessa tv di Stato. Ma, asetticamente, il caso Sipra va fotografato. In questo momento, dopo le dimissioni di Fabrizio Piscopo già uomo Sky proveniente dall'era Gubitosi, l'ex Sipra diretta ad interim dal presidente Antonio Marano incassa circa 630 milioni annui, in calo rispetto ai 670 del 2016. Considerando che una volta, meno di dieci anni fa, toccava il miliardo di euro, be', diciamo che l' azienda non macina successi. Piscopo, che pure era ben visto in viale Mazzini, aveva diminuito i prezzi, aumentato gli sconti (con sconto medio per tutti gli spot che arrivava al 90%) e ridotto il fatturato. In più, nonostante la qualità editoriale Rai e la fattura dei programmi siano nel complesso aumentati, la redemption per il cliente - il cosiddetto indice Grp, cioè la resa dell' investitore- è calato dal 9% all' 8%. E si tenga conto che la Rai viene considerata, giustamente, un investimento pregiato. Non si può dire che Mediaset, per questo trend tenacemente in picchiata della diretta concorrente, si disperi. Il tetto agli stipendi - Ora sia Renzi che il suo braccio armato sui media, "lampadina" Lotti, stanno pensando più a perfezionare la nomina di Gaia che alla loro stessa campagna elettorale. Il che è curioso. Come è curiosa - lo fa notare il solo Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano - la forte disponibilità di Fidel Confalonieri ad un governo di garanzia targato Gentiloni, evocando l'esempio virtuoso di «Martin Schulz che ha lottato per mesi con la Merkel, anche in maniera feroce e oggi si stringono le mani per l' ennesima coalizione. Al momento Silvio e Matteo sono divisi, domani vedremo». Ora Gaia pare abbia superato la concorrenza di altri candidati alla Rai, da Valentino Cagnetta dell'Armando Testa a Silvestri del Sole24 Ore. Ma entrambi si sono morbidamente allontanati dal settimo piano, anche perché il tetto di 240mila euro allo stipendi dei manager è una potente arma di dissuasione. Anche i membri del centrodestra assisi nel Cda starebbero per accogliere sulla fiducia il caro Gaia. L'unico che pare essere all'oscuro delle grandi manovre del suo attuale amministratore delegato (ma è difficile crederlo, conoscendone la capacità strategica) è Sandro Parenzo, proprietario di Videa e del gruppo Mediapason, cui fa capo Telelombardia. Tra qualche giorno si potrebbe celebrare il piano Renzi per una Sipra e/o un Nazareno migliori. Comunque urge risolverla prima delle elezioni. di Francesco Specchia