Sessantotto

Si esaltano gli eccidi del Carso e s' impicca soltanto il Duce

Alessandra Menzani

Sono un estimatore di Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della Sera, buona penna e coscienza pulita. Su tante questioni nazionali e internazionali abbiamo idee diverse, ma questo non significa che non possa stimarlo, ci mancherebbe: ciascuno ha le proprie opinioni e non è detto siano giuste, nonostante ciò se le tiene lo stesso perché gli sgorgano dalla mente e perfino dal cuore. Però i fatti sono fatti e ne andrebbe rispettato il senso. Ieri invece mi è parso che Cazzullo, pur esaminando con accortezza le malefatte del fascismo, abbia trascurato alcuni elementi importanti. Sulla elencazione delle porcherie nere non ho nulla da obiettare. Lo spirito bellico del Duce, che ha prodotto tanti guai, è innegabile. La sua oscena alleanza con Hitler, del quale a un certo punto egli divenne servo sciocco, dilatò una tragedia già immane. E la seconda guerra mondiale si risolse in una catastrofe biblica. Lo sappiamo tutti. E non è il caso di dirlo ogni due minuti, è scontato. Mi domando piuttosto perché Mussolini sia correttamente accusato di aver dato il proprio contributo ad incrementare l' attività delle macellerie del nazismo, oltre che di aver promosso le leggi razziali antiebraiche, ma si scordi allegramente l' ecatombe della prima guerra mondiale, una folle carneficina le cui vittime si contarono a centinaia di migliaia. Non solo si tace sui responsabili del massacro, i nomi dei quali non sono noti al popolo e neppure agli studenti universitari, ma si ignorano i vantaggi che la cosiddetta Vittoria portò all' Italia. Si ignorano perché inesistenti. Per approfondire leggi anche: Feltri contro Gene Gnocchi sul caso Petacci La Patria mandò a morire ammazzato un esercito di alpini senza trarre alcun beneficio economico. Fu una strage totalmente inutile che però venne trasformata da una pubblicistica infame in una pagina di gloria militare. Trovo corretto dare addosso al fascismo per aver trascinato il Paese in un inferno, dal quale poi uscì con la reputazione distrutta e con una quantità di morti intollerabile, al tempo stesso non comprendo perché, applicando lo stesso metro di giudizio, non si condannino con la medesima veemenza e il medesimo sdegno i governanti che costrinsero i nostri nonni a farsi trucidare nelle trincee di Vittorio Veneto e dintorni in cambio di niente. Ancora oggi, 50 anni dopo, siamo qui a festeggiare il supposto successo del 1918, del quale invece dovremmo vergognarci per gli ettolitri di sangue che costò, mentre non perdiamo occasione per deplorare le camicie brune. Due pesi e due misure. Smemorati a riguardo delle vicende del Carso e di memoria ferrea a riguardo di quelle, parimenti orrende, della Russia, della Grecia e dei campi di sterminio germanico. Chissà perché, caro Cazzullo, assolviamo o addirittura esaltiamo gli assassini che agirono all' inizio del secolo scorso e seguitiamo a impiccare i fascisti pur consapevoli che, se il Duce non si fosse apparentato con Adolf, saremmo ancora tutti qui irrigiditi nel saluto romano, visto che il fascismo era una straripante maggioranza. di Vittorio Feltri