Elezioni in vista
Sondaggi, Piepoli: indicare il premier vale il 3% dei voti
Prima ci hanno dato il maggioritario. Poi ce l'hanno tolto, mentre ora si farà una via di mezzo. Ma alla gente piace accostare un partito a una faccia. Sa di trasparenza. Metterci la faccia, si dice non a caso. Quello che esattamente non vuole fare il Pd, che naviga in acque tanto agitate da andare verso le elezioni senza un candidato premier. O meglio, Renzi insiste (ma meno di prima) a dire che sarà lui. Tutti, o quasi, nel partito, non lo vogliono. Gentiloni è vittima del veto renziano. E così, meglio non mettere nessuno. L'ex ministro della Giustizia e esponente di spicco dell'ala anti-renziana del partito Orlando lo ha detto chiaro e tondo, ripreso dal quotidiano Il Giorno: "Con questa legge elettorale è inutile indicare un candidato prima del voto. E' impossibile dire che il premier sarà Tizio o Caio". Tradotto: prima si vota, poi ci contiamo nel Pd e vediamo, se saremo primi, chi avrà i numeri per mettere a palazzo Chigi il suo uomo. Leggi anche: Pd, la congiura dei ministri per far fuori Renzi La mossa, però, oltre che la sepoltura definitiva per Renzi, sarebbe anche l'harakiri definitivo di un partito che già da un anno e oltre non si sta risparmiando, quanto ad autolesionismo. Un sondaggio dell'Istituto Piepoli rivela infatti che scegliere un leader come candidato premier e affiancare la sua faccia a quella del simbolo del partito, può valere fino a tre punti percentuali. Per questo, è assai verosimile che nel centrodestra la contesa aul futuro premier verrà terminata prima delle elezioni. E sempre per questo persino i 5 Stelle hanno mandato avanti Luigi Di Maio. "Lui (Di Maio, ndr), vale circa 1,5 punti percentuali da solo, ovvero circa 500mila voti" spiega Piepoli sempre a Il Giorno. "E Gentiloni può valere anche il 3% perchè la gente lo percepisce come uno che lavora e non si perde a fare il chichirichì".