Le rivelazioni del direttore

Banca Etruria, Franco Bechis: "Ferruccio De Bortoli rischia di perdere la causa con Maria Elena Boschi"

Matteo Legnani

È arrivato finalmente il giorno tanto atteso di Federico Ghizzoni, l' ex amministratore delegato di Unicredit che dopo molti mesi è stato sentito dalla commissione di inchiesta sui disastri bancari guidata da Pierferdinando Casini. Si attendeva quell' audizione da quando era stato dato alle stampe il libro dell' ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, che in un passaggio subito divenuto esplosivo aveva raccontato di un incontro fra Ghizzoni e Maria Elena Boschi in cui questa ultima aveva chiesto la disponibilità di Unicredit a salvare la Banca popolare dell' Etruria e dell' Alto Lazio, di cui era vicepresidente Pier Luigi Boschi, il padre del ministro e che sarebbe stata commissariata poi l' 11 febbraio 2015. Nel suo libro De Bortoli scrisse queste poche righe: «L' allora ministra delle Riforme, nel 2015 non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all' amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all' amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere». Ghizzoni non ne smentì né confermò mai il contenuto. La Boschi prima minacciò querela e solo da poche settimane ha annunciato un' azione civile di risarcimento danni che De Bortoli ancora ieri diceva non essergli stata notificata. La versione dell' ex amministratore delegato di Unicredit è arrivata ieri, con una dettagliata ricostruzione dei particolari che su un punto conferma la rivelazione di De Bortoli («Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria»), ma su tutto il resto la corregge in modo anche sostanziale. L' incontro fra i due non fu nel 2015 - quindi con una corsa contro il tempo visto che stava incombendo il commissariamento della banca, ma il 12 dicembre 2014. L' errore è stato riconosciuto ieri da De Bortoli che si è corretto sui social network scusandosene. La seconda imprecisione è più sostanziale: nel suo libro l' ex direttore del Corriere della Sera fa intendere che Ghizzoni dopo la richiesta della Boschi chiede a un suo collaboratore una valutazione patrimoniale di Banca Etruria, decidendo poi di lasciare perdere. Ieri l' ex ad di Unicredit ha ricostruito i fatti in tutt' altro modo: quella valutazione patrimoniale di Banca Etruria è stata sì fatta sia dai tecnici di Unicredit che da consulenti, prima e non dopo la richiesta avanzata dalla Boschi. Quindi l' ipotesi presa in considerazione da Unicredit di acquisire Etruria non nasceva dalla richiesta- sicuramente impropria- dell' allora ministro delle Riforme, ma da una valutazione aziendale autonoma. Secondo la ricostruzione di Ghizzoni infatti con la Boschi ci sono stati in tutto 4 incontri nel 2014. Due in manifestazioni pubbliche (al forum Ambrosetti il 6-7 settembre e alle celebrazioni di Unicredit il 4 novembre), e due in faccia a faccia (uno l' 11 settembre negli uffici del ministro a largo Chigi, l' altro appunto il 12 dicembre). Solo nell' ultimo fu chiesto se Unicredit poteva acquisire Banca Etruria. Ma già a novembre era arrivata a Ghizzoni e al suo direttore generale una richiesta di incontro da parte di Lorenzo Rosi, presidente di Banca Etruria e del suo direttore generale. L' incontro si tenne il 3 dicembre 2014, nove giorni prima di quello con la Boschi. In quell' occasione fu spiegato a Ghizzoni che Etruria si sarebbe divisa in due, una bad bank e una banca sana, chiedendo se Unicredit era interessato a rilevare la banca sana. Ghizzoni - secondo la sua ricostruzione - a quel punto fece fare la valutazione patrimoniale (la due diligence) prendendo in considerazione l' acquisto di Banca Etruria per un motivo economico: se quell' istituto fosse fallito, sarebbe intervenuto il Fondo interbancario di garanzia con capitali che al 18% sarebbero stati messi da Unicredit. Etruria era quindi in ogni caso un problema economico per Ghizzoni: meglio rassegnarsi a buttare via soldi con il salvataggio finale o vedere se era possibile un investimento con qualche prospettiva di ritorno? La risposta sarebbe arrivata il 29 gennaio 2015: troppo costosa l' eventuale acquisizione, che avrebbe quindi messo a rischio i ratios patrimoniali di Unicredit. Questa la ricostruzione, che differisce non poco dalla versione di De Bortoli, oggi più debole per questo davanti a una causa civile (sulla sostanza ci aveva azzeccato, ma i particolari sono errati e all' origine di molte polemiche politiche). Nell' audizione Ghizzoni ieri ha svelato un nuovo particolare inedito: il 13 gennaio 2015 poco dopo le sei di sera gli arrivò una mail da Marco Carrai, imprenditore da anni amico di Matteo Renzi, con questo testo: «Ciao Federico, solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti, se possibile, nel rispetto dei ruoli, per una risposta. Un abbraccio Marco». Leggendola Ghizzoni spiega di avere subito escluso che il mandante di Carrai (da lui conosciuto per motivi professionali) potesse essere Banca Etruria, con cui erano in corso colloqui quasi quotidiani. Quindi tutti hanno pensato che a chiedere quella sollecitazione potesse essere solo la Boschi, ed è nato un gran putiferio politico. A metà pomeriggio però attraverso una nota Carrai ha dato la sua versione: «Si trattava di questione tecnica, niente di più. Ero interessato -nel rispetto dei ruoli - come ho scritto non a caso nell' email, a capire gli intendimenti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente stava verificando il dossier di Banca Federico Del Vecchio, storico istituto fiorentino di proprietà di Etruria». E in effetti proprio in quell' inizio 2015 erano circolate voci in Toscana sull' interessamento a Banca Federico del Vecchio da parte sia di industriali fiorentini (i Bassilichi), sia di un fondo di investimento israeliano. Alla fine però la commissione di inchiesta sulle banche ha affrontato quasi solo il caso Boschi: nessuno però ha salvato Etruria, e qualsiasi presunta pressione è stata comunque inefficace. di Franco Bechis