Il "dettaglio"

Daniela Santanchè con Giorgia Meloni: cambia il quarto partito in quattro anni

Andrea Tempestini

L’onorevole Santanchè è un vero fenomeno. Comunque vada, puoi scommetterci, lei cadrà sui tacchi a spillo. Improvvidamente, forse assecondando un inconscio desiderio, la stampa l’ha da tempo inserita tra le anime sospese del Parlamento, quel nutrito esercito tripartisan di deputati e senatori che non saranno ricandidati e vedranno la prossima legislatura da casa. Pare siano il 50% degli attuali titolari di scranno. Rotoleranno teste eccellenti, non quella dell’ex pasionaria azzurra però, almeno stando alle indiscrezioni del Palazzo. La sorte dell’ex signorina Garnero pareva segnata da quando, un paio d’anni fa, l’antico cerchio magico del Cavaliere la estromise, causa eccesso di personalità e di confidenza con il presidente. Vicissitudini personali le resero arduo perfino l’accesso ad Arcore. Il repulisti successivo all’operazione al cuore di Berlusconi non servì a riabilitarla, anzi scavò un fossato ancora più profondo. Il personaggio era considerato destabilizzante per gli equilibri di un partito allora convalescente. Da qui, il de profundis intonato da molti, ma non da chi conosce bene la «Santa», come per esempio il fondatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, suo primo sponsor politico, anche se non inventore. Il merito di averla creata infatti va tutto all’ex ministro democristiano Cirino Pomicino, che le ha insegnato ogni trucco, per questo forse la donna è così brava a galleggiare, malgrado il caratteraccio. La Russa lo sa e avrebbe scommesso un occhio che non sarebbero riusciti a cacciare la sua vecchia pupilla dal Parlamento. DETERMINATA Si insinua la bella Daniela sia dotata di una determinazione feroce e che per arrivare dove vuole non si faccia molti scrupoli. Ma queste sono maldicenze. Un fatto è però che la signora non ci pensa neppure a rassegnarsi a lasciare i palazzi romani e per rimanerci è pronta migrare in un altro partito. L’ennesimo, precisamente il quarto nelle ultime quattro elezioni, su cinque che ne ha affrontate: An (2001 e 2006), Destra (2008), Forza Italia (2013) e ora, probabilmente, Fratelli d’Italia. Il vituperato Fini è l’unico leader a cui la spigliata Daniela, la quale ha cambiato più partiti che partner ufficiali, è stata fedele almeno una volta. Ripercorriamo brevemente. Oltre che bella, ambiziosa e instancabile lavoratrice, la «Santa» è fortunata. La prima volta infatti approdò alla Camera benché nel listino bloccato non avesse preso abbastanza voti. Subentrò alla bresciana Viviana Beccalossi, la quale, eletta, si dimise per restare assessore regionale. Andò meglio cinque anni dopo, la legislazione del dito medio agli studenti che protestavano davanti a Montecitorio. Fini la candidò senza troppa convinzione. Stavolta fu eletta ma ruppe presto con il leader e colse l’occasione per mollare gli ormeggi An. CON LA DESTRA Senza preoccuparsi di mostrare gratitudine al suo vecchio padrino, si associò a Storace e si candidò addirittura premier, con la Destra, nel tentativo di sottrare voti proprio ad Alleanza nazionale. Non superò lo sbarramento e rimase fuori dal Parlamento ma gli amanti dei retroscena spiegarono che andava bene così, perché l’operazione era funzionale agli interessi del Cavaliere, che l’avrebbe ripagata. Seguirono smentite alle voci e una pronta rottura con Storace, nonché l’adesione della Santanchè al Pdl e la sua nomina a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione del Programma nel governo Berlusconi IV. Il programma non venne attuato ma il resto è filato liscio come l’olio, compresa la quarta candidatura, stavolta con seggio sicuro, come capolista nel Pdl. E siamo ai giorni nostri. Come detto, l’avventura in Forza Italia della signora si fa più complicata in contemporanea con le difficoltà crescenti di Berlusconi, forse giusto un attimo dopo. Aumentano i nemici e diminuiscono gli spazi. La «Santa» conserva un profilo aggressivo, in tivù ha toni che si addicono più a un leghista che a una forzista, c’è chi insinua che lei corteggi politicamente Salvini. Ma non è aria e giusto un anno fa la signora torna in qualche modo alle origini, fondando il movimento Noi Repubblicani - Popolo Sovrano. Ma forse si scorda di dirlo al popolo e, malgrado il dimenarsi dell’interessata, nessuno se ne accorge. D’altronde il popolo, quando ha potuto esprimere un voto sovrano su di lei, non l’ha mai premiata più di tanto. UN’ALTRA SVOLTA Se tutto va come si dice, tempo giorni, forse settimane, e la Santanchè comparirà alla corte di Giorgia Meloni, la quale non è dato sapere se sia entusiasta di trovarsi una seconda donna a sovrastarla, anche senza tacchi. Ma qui si parla di centimetri, perché in politica, quanto a spanne, non c’è gara tra la leader e la nuova recluta. Dietro a sé, l’ex onorevole azzurra porta, come al solito, una scia di polemiche e mal di pancia. Giovani e vecchi militanti di Fdi la accusano di tornare alla casa del padre naturale solo perché, dopo che quello adottivo l’ha scaricata brutalmente, nessun altro l’ha raccolta. Nebulosa è anche la sua dote elettorale. I nemici dicono che valga un malus, non un plus. Sono cattiverie ingenerose. La Santanchè in fondo è sempre rimasta fedele; a se stessa. Per cambiare cinque partiti, non ha dovuto muoversi di un centimetro, e questo è colpa della politica, non sua. A essere onesti, non ha dovuto cambiare neppure un’idea. Un po’ come lo stile, non sono mai state molte né impeccabili, ma sono rimaste sempre le stesse. Da cronisti, non possiamo che applaudire questo gigante della politica dei nostri tempi, capace di fare innamorare di sé i leader più diversi e convincerli a candidarla pur consapevoli, per esperienza altrui, che si portano in casa un uragano. Forse nel farlo sono rinfrancati dal sapere che con la «Santa» l’amore è intenso ma dura poco. E se la molli, non devi preoccuparti per lei: quando lo fai, ha già messo su casa con un tuo amico. di Pietro Senaldi @PSenaldi