Guerriglia

Pietro Grasso, la nota contro il Pd dopo il voto in Sicilia: "Le accuse nei miei confronti una patetica scusa"

Andrea Tempestini

Dopo il disastro del Pd alle regionali in Sicilia, Pietro Grasso - siciliano, freschissimo di addio proprio al Pd - ha diffuso una durissima nota, firmata dal suo portavoce. "Non si può certamente addebitare a Grasso il fallimento del Pd in Sicilia: è solo una patetica scusa, utile ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future". Questo, de facto, il pensiero del presidente del Senato, che risponde a chi ha puntato il dito contro di lui. In primis Davide Faraone, che lo ha tirato in ballo nella polemica post-elettorale affermando: "Micari ha avuto il coraggio che è mancato al presidente di palazzo Madama". Le poelmiche su Grasso, nel dettaglio, piovono anche perché tempo fa rifiutò la candidatura a governatore dell'isola. Nel comunicato, infatti, viene sottolineato che "il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha comunicato ufficialmente e con parole inequivocabili l’impossibilità, per motivi di carattere istituzionale, di candidarsi alla Regione Siciliana il 25 giugno scorso". E quindi "non si può certamente addebitare a Grasso il fatto che, al di là dell'ardita ipotesi di far dimettere la seconda carica dello Stato per competere all'elezione del Governatore della Sicilia, per lunghe settimane non si sia delineato alcun piano alternativo". E ancora, Grasso respinge anche le accuse di aver indirettamente condizionato il voto siciliano dimettendosi dal Pd: "Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Partito Democratico in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente si è dimesso dal gruppo del Pd - continua la nota -: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente in tutta la sua opera a servizio dello Stato e delle Istituzioni". Parole pesantissime.