"Lavori forzati"

Berlusconi, visita alle associazioni dove svolgerà i servizi sociali

Andrea Tempestini

Terrà le carte coperte fino all'ultimo secondo, Silvio Berlusconi. Il segrerto è tutto sui servizi sociali: dove li svolgerà. Secondo le ipotesi più concrete, alla fine, potrebbe andare in qualche associazione legata al partito Radicale (su "invito" di Marco Pannella). Tra queste, magari "Nessuno tocchi Caino" che si occupa di problemi legati a giustizia, pena di morte e carceri, e che ospitò in regime di semilibertà anche Mambro e Fioravanti. I tempi - Il giallo, comunque, è destinato a protrarsi: serviranno sicuramente alcune settimane, probabilmente dei mesi, prima di un pronunciamento definitivo del tribunale. Secondo le stime più attendibili, i servizi sociali del Cavaliere potrebbero iniziare tra dicembre 2013 e marzo 2014. La decisione definitiva, ossia la richiesta, dovrà però essere presentata entro il 15 ottobre, altrimenti il Cav dovrà scontare la sua condanna per Mediaset ai domiciliari, a Roma - dove ha spostato la residenza -, a Palazzo Grazioli. Gli incontri - Ma Berlusconi si prepara all'appuntamento. Oggi, martedì 8 ottobre, infatti, insieme ai suoi legali, ha in programma l'incontro con diversi responsabili di associazioni e comunità che potrebbero essere indicate al Tribunale di sorveglianza per svolgere la cosiddetta "rieducazione". Ci sarebbero stati significativi contatti con la Ceis di don Picchi, che si occupa del recupero di tossicodipendenti, e dove svolse i servizi sociali anche Cesare Previti.  I contatti - Tra le altre associazioni che si sono fatte avanti, "Fondazione diritti genetici", di Mario Capanna, che chiede a Berlusconi un lavoro quotidiano di "quattro cinque ore". "So da intermediari autorevoli - spiega Capanna - che Berlusconi ha preso assai di buon grado la mia offerta. E' normale, perché sarebbe un'occasione anche per lui: vi pare che potrebbe andare a pulire i cessi in una comunità?". Poi l'offerta di "Associazione italiana vittime di malagiustizia", che però ha sede a Milano, e dunque è difficilmente conciliabile con la volontà del Cav di restare a Roma. Infine si ricorda anche l'offerta di Don Mazzi ("Venga da me, in silenzio, a raccogliere pomodori"). Un'offerta che non è piaciuta affatto né all'ex premier né al suo entourage.