Questione di numeri
Sondaggi, Alfano al 10%
Quanto vale Angelino Alfano? La domanda è sulla bocca di tutti: adesso si sa che in Parlamento vale, e parecchio, ma anche se si dovesse andare alle urne sarebbe in grado di far pesare il suo nome? I sondaggisti sono più o meno unanimi: il partito del vicepremier conta in media il 10% dei consensi. Una buona base di partenza per gli alfaniani che rosicchiano punti su punti a Forza Italia (quotata al 17%, per ora) e in futuro sarebbero in grado di dettare le loro condizioni in una eventuale coalizione di governo. Pesanti - Secondo i sondaggisti, l'elettorato di centrodestra è "disorientato" dopo le mosse degli ultimi giorni: l'indecisione di Silvio Berlusconi ha fatto perdere qualche certezza, ma ad approfittarne, forse più del Pd, è stato proprio il fidato Angelino. Adesso quello che resta da capire, e le rilevazioni cercano di comprenderlo, è come si comporterebbe il segretario se si andasse a votare. Con il suo 10% ben saldo tra le mani, il ministro degli Interni potrebbe appoggiare un centrodestra "diversamente berlusconiano" oppure virare al centro e diventare la forza trainante del centro di Monti-Casini (ma i numeri, in questo caso, non permetterebbero di ambire a una vittoria). Calo - In ogni caso gli azzurri sono costretti a pensare al futuro: "Nell'ultima settimana - secondo Renato Mannheimer - il Pdl ha perso almeno quattro punti percentuali" e adesso è bene rilanciare l'attività del partito. Anche se le percentuali del Pdl sono sempre superiori rispetto a quelle di febbraio 2013, la lotta interna tra falchi e colombe ha fatto perdere agli azzurri il 2,2% di consensi. Secondo Il Corriere della Sera, gli azzurri racimolerebbero oggi il 24,8%, ma dovrebbero comunque inseguire il Pd che fa un balzo in avanti: in sette giorni passa dal 28 al 31%. Per gli elettori del Nazareno, parrebbe di capire, il governo di Enrico Letta non rappresenta la realizzazione del sogno dem, ma è pur sempre meglio di niente. Avvisati, su tutti, Matteo Renzi e Pippo Civati. Fiducia - Il voto di martedì è stato accolto con positività dal 65% degli intervistati e solo l'11% avrebbe preferito l'opzione del voto, il ricorso alle urne. E così, in questa settimana, quello che davvero ci guadagna è Letta: la fiducia nell'esecutivo è al 41%, il massimo da maggio. E pensare che sette giorni fa era appena al 24%: traballare fa bene, ma solo se tutto si scioglie nel giro di una mattinata.