Frecciate ai vertici

Berlusconi: "Tradito da Alfano? Non rispondo"

Andrea Tempestini

Si asciuga le lacrime (letteralmente) e si lecca le ferite. Una giornata durissima, estenuante, per Silvio Berlusconi. Alla fine, per provare a salvare il partito, è arrivato il suo "sì" alla fiducia al governo Letta. Una decisione presa dopo mille ripensamenti, a ridosso del voto. Una scelta giusta, secondo il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, a patto che ora il governo faccia qualcosa (guarda il videoeditoriale). Resta il fatto che, ora, il Pdl è un partito più debole. Un gruppo si è staccato, Angelino Alfano per una volta l'ha spuntata e prende quota nelle gerarchie azzurre e, sullo sfondo, resta il ritorno a Forza Italia dove le tensioni stellari di questi giorni potrebbero ripresentarsi e cristallizzare, o rimpolpare, la scissione. "Si sente tradito?..." - Come detto, il vincitore è Alfano. La faccia del segretario, ora, assomiglia a quella del leader, ammesso che di leader si possa parlare all'interno di una creatura politica dove c'è la straripante personalità del Cavaliere. La strada di Angelino tutta in discesa? Affatto. Ci sono i cocci da ricomporre. E c'è anche la rabbia del capo. Berlusconi lascia la Camera. I cronisti lo incalzano. Si sente tradito da Alfano? "Non faccio dichiarazioni su questo". Una non-dichiarazione che sembra una risposta affermativa. E c'è poi un'altra frase, ufficiosa ma non smentita, che Berlusconi avrebbe detto ai deputati del Pdl riuniti a Montecitorio: "Con Alfano alla segreteria del partito siamo scesi al 12%". Il riferimento è al ritiro politico a cavallo tra 2011 e 2012, quando il Pdl era guidato da Alfano. Come dire: non si può lasciarlo al comando, pena la sconfitta. Serve un chiarimento. Un faccia a faccia. Che arriva, immediato: i due si incontrano in serata a Palazzo Grazioli per un chiarimento sulla linea politica del Pdl. Ora l'attesa: chi preverrà? Che cosa si diranno? Il vertice, si è appreso, inizierà al termine del voto di fiducia alla Camera. Guerra azzurra - Il Vietnam del Pdl, insomma, è già ricominciato. Anzi non è mai finito. Le ultime settimane sono state contraddistinte da una discussione aspra, violenta. Dalla guerriglia tra falchi e colombe. Dai venti di scissione che poi, di fatto, si è concretizzata. Dalle teste che venivano offerte "su un piatto d'argento" (quella della pitonessa Santanchè). Degli scontri, anche fisici, a Palazzo Grazioli. Dei ripensamenti. Si pensava che il voto di fiducia, in un modo o nell'altro, potesse ridefinire la situazione, circoscriverla, renderla maneggiabile. Ma l'ultimo coup de théâtre di Berlusconi, il sì alla fiducia, cambia nuovamente le carte in tavola. Si profila uno scontro, non più ufficioso ma ufficiale, ai massimi livelli: tra Berlusconi e Alfano. Tra capo e delfino. E ora che si fa, presidente? "Sì lavora...", ha detto il Cav a chi, fuori dalla Camera, gli chiedeva che cosa succederà.