Il provvedimento
Omofobia, sì al reato con le aggravanti. Scontro tra Pd e Pdl
La legge contro l'omofobia ha il via libera dela Camera e adesso il testo passa al vaglio del Senato. I voti favorevoli sono stati 228, gli astenuti 108 e i contrari 57. A dire "sì" sono stati i deputati del Partito democratico, di Scelta civica e del Psi. "No", invece, da parte di quelli del Pdl (con l'eccezione di Giancarlo Galan), Lega Nord e Fratelli d'Italia. Sel e M5s, invece, hanno preferito astenersi non ritenendo il testo adeguato a difendere gli omosessuali. Il testo che approda adesso a Palazzo Madama, contiene anche la norma che introduce l'aggravante per il reato di omofobia come parziale estensione della Legge Mancino. Un subemendamento presentato dal deputato Gregorio Gitti, infatti, ha sostanzialmente neutralizzato l'estensione delle Legge Mancino. Via di fuga - Secondo la postilla approvata, non costituiranno reato le posizioni "assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni". Sel e Movimento 5 Stelle hanno fatto le barricate per salvare l'integrità della legge ed hanno provato a bloccare l'emendamento. Senza successo: tra gli applausi dei deputati leghisti, infatti, è stato ugualmente approvato (256 i s', 228 i no) nonostante il parere contrario del Pdl. Quella del deputato Gitti è di fatto una via di fuga per chi sarà accusato di "omofobia". Maggioranza spaccata - Proprio l'emendamento che introduce l'aggravante per omofobia ha fatto saltare l'intesa tra Pdl e Pd. Ivan Scalfarotto, relatore della legge alla Camera, ha detto di aver "cercato l'intesa" con i colleghi di maggiornaza senza, però, riuscire a convincere i parlamentari azzurri. Adesso al Senato, però, sarà più difficile far approvare il provvedimento senza il consenso del Pdl, e il Pd sarebbe così costretto a convincere il Movimento 5 Stelle a non astenersi e a votare con i democratici. Feticcio - Proprio un parlamentare pentastellato, Andrea Colletti, aveva fortemente criticato il Partito democratico e Scalfarotto: "Usi l'omessessualità come feticcio per meri fini elettorali" ha detto, scatenando le proteste dell'aula. L'accusa dei 5 Stelle è quella di portare al Senato un provvedimento "moscio" che non riesce a focalizzare a pieno il problema legato alle discriminazioni sessuali. Proprio per questo i grillini non hanno perso occasione per inscenare il solito teatrino tra i banchi di Montecitorio: esposti cartelli con scritto "Pari diritti", i "cittadini", seduti sui propri scranni l'uno affianco all'altro, si sono baciati. Senza badare alle distinzioni sessuali. Il grillino attacca Scalfarotto: "Omosessualità non è feticcio" Guarda il video su LiberoTv Diritti civili - La democratica Barbara Pollastini ha detto che questa è legge rispetta le "diversità culturali". Adesso il Senato, secondo l'onorevole Pd, ha il compito di riconoscere la norma che prevede "il reato di incitamento all'odio e alla violenza contro gay e transessuali". Secondo i democratici, il "significativo traguardo" raggiunto è solo un primo passo verso l'affermazione dei diritti di tutti e per il Pd, dice la Pollastrini, "sarebbe stato intollerabile fermare questo processo". Libertà - Tra i contrari della prima ora ci sono i parlamentari della Lega Nord: "Questa era ed è una legge subdola, discriminatoria e per nulla chiara, della quale non si avvertiva alcuna urgenza". A dirlo è il deputato Rudy Marguerettaz che critica, anche, l'eccessiva libertà d'azione lasciata alla magistratura che adesso potrà "tracciare i confini tra libertà d'espressione e discriminazione". Il deputato, dichiarando il proprio "no" convinto, ha detto che "non c'era bisogno di una legge ad hoc sull'omofobia perchè - ha concluso - è come se il Parlamento stilasse una classifica dei reati e tutto ciò non ha senso".