Obiettivo: governare senza Silvio
Pd, ricatto fiscale al Pdl: "Volete stoppare l'Iva? Allora torna l'Imu"
"Se aumenta l'Iva, Letta cade", dice il Pdl. "L'Iva non aumenta solo se rivediamo l'Imu", replica il Pd. Partendo dal presupposto, già enunciato per ultimo da Brunetta, che se non si elimina la tassa sulla prima casa il governo è finito, è presto chiaro il cul de sac in cui si è infilato, controvoglia, il premier Enrico Letta. Come sempre di questi tempi, tra finanziaria in arrivo e controllo dell'Unione europea, il problema sono i numeri. L'Italia rischia di sforare sia pur di poco il tetto del 3% di deficit e il commissario europeo Olli Rehn ha già avvisato Roma: niente scherzi, siete fuori dalle misure d'infrazione ma non è detto che non ci possiate ricascare, è il messaggio spedito a Palazzo Chigi. Come fare? L'alternativa più facile e a scadenza immediata sarebbe la solita: aumentare l'Iva dal 21 al 22% già dall'1 ottobre, guadagnando un miliardo di euro subito e altri 4 nel 2014. Risorse cash, e pazienza se a risentirne saranno autamaticamente consumi, produzione e ripresa. Quel conta, per buona parte del Pd e autorità europee, è il rigore finanziario. Brunetta contro Fassina - "Gli accordi di maggioranza prevedevano che non aumentasse l'Iva ad ottobre, e così sarà - ha avvertito Brunetta -. Altrimenti non ci sarà più la maggioranza". Gli ha risposto a stretto giro di posta Stefano Fassina, viceministro dell'Economia e da sempre scettico, per non dire ostile, sull'operazione Imu: "Per rinviare l'aumento dell'Iva rivediamo l'intervento sull'Imu confermando la cancellazione per il 90% dei proprietari e lasciando contribuire il 10% delle abitazioni di maggior valore. Così recuperiamo 2 miliardi". Scontro fiscale e governo di scopo - La verità è che il Pd sta cercando lo scontro fiscale per poter scaricare Letta e Berlusconi in un colpo solo. Specularmente al disegno del Cavaliere (che ha ordinato ai suoi di picchiare duro sul tema del fisco, prevedendo uno scontro tale da rendere inevitabile il ritorno alle urne), in largo del Nazareno non si sottrarranno alla sfida. Tutto sta nel riuscire a scaricare sull'avversario (e per il momento scomodo compagno di maggioranza) la responsabilità della crisi. L'obiettivo del segretario Guglielmo Epifani (che subito dopo il videomessaggio di Berlusconi ha usato toni durissimi, decisamente destabilizzanti per Letta) e dei democratici è quello di far nascere un governo di scopo (necessaria un'intesa con parte dei 5 Stelle al Senato), per cambiare la legge elettorale e andare ad elezioni entro marzo. In questo senso, l'intesa con il Pdl c'è: anche la futura Forza Italia 2 ha come orizzonte le urne nella prossima primavera. Dipende da chi ci arriverà con il coltello dalla parte del manico e senza troppe accuse sul groppone. Regolamento di conti interno - L'altro obiettivo dei dem, questo invece tutto interno, è Matteo Renzi. Accelerare sulla crisi, magari attendendo dicembre per poi far cadere Letta, significherebbe di fatto sabotare l'idea di primarie per designare il nuovo segretario. Si voterebbe, insomma, solo per individuare il candidato premier, che salvo sorprese sarà proprio Renzi. Perché l'importante è usare il rottamatore come arma elettorale (l'unica a disposizione del Pd) ma disinnescarla totalmente all'interno del partito.