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Berlusconi pensa a un videomessaggio in tv

Andrea Tempestini

Da Arcore è in arrivo un nuovo ultimatum. Giusto in tempo per il voto di mercoledì sera in Giunta per le Elezioni. I senatori del Pd devono sapere che il loro giudizio sulla relazione Augello (sì o no ai ricorsi sulla legge Severino) andrà ben oltre le settanta pagine confezionate dal parlamentare del Pdl. «Non potremmo escludere conseguenze sul governo», è di nuovo bellicoso il Cavaliere. Che considera una bestemmia il formarsi di un asse Pd-M5S ai suoi danni. Non lo può tollerare. E chiama ancora in causa il Quirinale. Facendo indirettamente sapere al Capo dello Stato che tutti gli appelli alla responsabilità indirizzati al Pdl vanno rispediti al Partito democratico. È il Nazareno che, con la sua ostinazione nel voler espellere il nemico di sempre dalla politica, sta per mandare in macerie le larghe intese.   Dopo molti giorni di silenzio, l’ex premier è pronto a calcare nuovamente la scena. Lo farà probabilmente prima del d-day della Giunta. Per il Cavaliere è necessario drammatizzare lo scontro, solo così può costringere il Quirinale ad alzare il telefono per frenare il formarsi dell’alleanza antiberlusconiana in Giunta. E finalmente Silvio potrebbe tirare fuori dal cassetto il famoso dvd con il videomessaggio in cui minaccia tuoni e fulmini.  Che poi, a cosa serve tutto questo agitarsi? Berlusconi se lo domanda, quando ci riflette su un po’ bene. La Giunta è una macchina lanciata senza freni. Inutile provare a fermarla, il risultato della votazione è scontato, gli darà torto. Allora, come suggerisce Denis Verdini, meglio concentrarsi sul voto dell’assemblea, quando l’Aula di Palazzo Madama sarà chiamata a ratificare o a respingere la decadenza del Cavaliere. Con il voto segreto.  Proprio su questo argomento ieri si è scatenata una rissa intorno alle intenzioni del Movimento 5 Stelle, novelli franchi tiratori o presunti tali. C’è chi cita il precedente di Bettino Craxi. Fu la Camera a negare l’autorizzazione a procedere contro il leader socialista. E lo fece perché, con la procedura segreta, i leghisti votarono per difendere Craxi dai giudici salvo poi scatenare l’inferno fuori. Con manette e monetine. Una mossa luciferina confessata dallo stesso Umberto Bossi anni dopo. Ebbene, adesso c’è chi accusa i grillini di voler adottare la stessa tattica. Salvare Berlusconi e poi dare la colpa al Pd. L’inciucio. La melassa.    I Cinque Stelle negano: «È ora di finirla una volta per tutte con il voto segreto. Sfidiamo tutti: Pd, Pdl, Scelta civica, Sel e Lega. Chi non ha nulla da nascondere voti la nostra proposta. Il Movimento 5 Stelle in Giunta e in Aula compatto voterà per la decadenza immediata di Berlusconi». Ma i democratici non ci credono. Temono l’agguato: «M5S chiede il voto palese sapendo che il Pdl chiederà quello segreto e loro voteranno per salvare Berlusconi dando resposabilità al Pd», accusa il senatore democratico Stefano Esposito. I grillini «quando parlano del Pd lo fanno per esorcizzare i propri problemi visto che per ora sono stati la migliore assicurazione sulla vita politica di Berlusconi», dice il responsabile giustizia del Pd Danilo Leva, «noi faremo il nostro dovere, loro non lo so. Fanno confusione per sviare quelli che ormai sono più che sospetti sul loro conto».   E mentre il Pd attacca i pentastellati, il Pdl se la piglia con i democratici. Il loro «antiberlusconismo», mette in guardia Renato Schifani, «rischia di arrecare al nostro Paese danni irreparabili. I ritmi impressi da questo partito ai lavori della Giunta, e le dichiarazioni dei suoi esponenti, danno il senso di una volontà». Quella, attacca il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama, «di espellere immediatamente dal contesto parlamentare il nostro leader. Si rischia una ferita alla democrazia difficilmente riparabile». È tutto «nelle mani del Pd», ammette il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. E gli azzurri non stanno tranquilli per niente. «Decideranno, si confronteranno, la nostra posizione è molto chiara». Sarebbe «insopportabile», aggiunge il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, «se il voto di mercoledì in Giunta si trasformasse in una corrida o in un liquidazione. Spero invece che da parte di tutti ci sia la consapevolezza della complessità di una legge», la Severino, «che viene applicata per la prima volta». Il Pd dimostri la stessa «responsabilità» avuta quando «decidemmo di fare il governo insieme».  Infine c’è chi invita l’uomo di Arcore a non farsi rosolare: «Se la Giunta vota la decadenza del Cavaliere», twitta Augusto Minzolini, «è insensato attendere il voto dell’Aula perché il Pdl abbia una reazione adeguata. Si fa solo il gioco degli aguzzini e di chi vuole cacciarlo in silenzio». Daniela Santanché parla di «ferita insanabile». Se Silvio decade, si deve tornare subito alle urne, «anche se si dovesse votare a Natale».  Interviste, videomessaggi, grancassa. È tutto pronto per scatenare la guerra. Per far venir giù governo e maggioranza. Ma poi Silvio ascolta i consigli dei figli che gli stanno vicino in questi giorni difficili. Poi vede il titolo Mediaset volare in Borsa. E pensa: ma come si fa... di Salvatore Dama