Lombardia

Diritti tv: condanna definitiva per Berlusconi dopo 7 anni/Scheda (2)

(Adnkronos) - 18 gennaio 2013. Comincia il processo d'appello, fissato secondo la difesa in tempi 'record'. I giudici della seconda Corte d'Appello, presieduta da Alessandra Galli, fermano piu' volte il procedimento. Anche per il secondo grado di giudizio, quindi, numerose pause dovute alla campagna elettorale, alle visite fiscali per l'uveite dell'ex premier e all'attesa per il 'no' della Cassazione al trasferimento del processo a Brescia. La consulta respinge la richiesta presentata dalla difesa il 6 maggio. 8 maggio. I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano confermano totalmente la pena inflitta in primo grado e condannano l'ex premier a 4 anni di reclusione per frode fiscale (tre condonati per l'indulto) per l'acquisizione dei diritti tv Mediaset e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e a tre anni dal dirigere societa' e contrattare con la Pubblica amministrazione. La condanna conferma lo schema delineato dai giudici in primo grado secondo cui Berlusconi era il "dominus indiscusso" di un "preciso progetto di evasione". 30 luglio. Inizia il processo in Cassazione. Il pg Antonello Mura sostiene che la gestione dei diritti tv faceva capo a Berlusconi che, non poteva non sapere. "Risulta coerente la conclusione della Corte d'Appello per cui solo coinvolgendo Berlusconi nella decisione si sarebbe potuto arrestare il sistema messo in atto". Punta all'annullamento radicale della sentenza la difesa del Cav. La sentenza della Corte d'Appello di Milano che ha condannato Berlusconi "muove da un pregiudizio" ed e' caduta in "clamorosi travisamenti della prova", sostiene l'avvocato Franco Coppi in aula. Da qui la richiesta di annullare la sentenza "perche' il fatto non e' previsto dalla legge come reato" o in subordine l'annullamento con rinvio della sentenza, qualificando la frode fiscale in concorso in fatturazioni inesistenti. Oggi la Cassazione ha confermato la condanna a Berlusconi, ma ha deciso che sull'interdizione dai pubblici uffici dovra' essere la Corte d'appello di Milano a ripronunciarsi, rideterminandola al ribasso.