La polemica
Napolitano a Grasso e Boldrini: "Ridicolo censurare il mio nome in Parlamento"
Dopo le polemiche degli scorsi giorni per le censure in aula al Senato e alla Camera sui riferimenti al "Capo dello Stato" o a "Giorgio Napolitano", arriva la risposta secca del Colle ai presidenti Grasso e Boldrini. Secondo quanto riportano tutte le agenzie di stampa fonti vicine al Qurinale hanno affermato: "Ai presidenti delle Camere spetta di garantire, nel dibattito parlamentare, il rispetto di regole di correttezza istituzionale e di moderazione del linguaggio". Il Colle punge Grasso e Boldrini - Poi arriva la stoccata per Grasso e Boldrini: "Semplicemente ridicolo e' invece il tentativo di far ritenere che il presidente della Repubblica aspiri a non essere nominato o citato in modo appropriato nelle corso delle discussioni in Parlamento", proseguono le fonti del Quirinale. Insomma a quanto pare Re Giorgio non ha preso bene la censura sul suo nome in Parlamento. La presa di posizione di Grasso e Boldrini che avevano bacchettato e tappato la bocca a Nicola Morra, capogruppo del M5S a palazzo Madama e al deputato grillino Coletti, ha fatto discutere. I precedenti - Pietro Grasso qualche settimana fa durante il voto sulla sfiducia al ministro degli interni Angelino Alfano aveva fatto scoppiare il caos. "Non sono ammessi riferimenti al Capo dello Stato", aveva affermato il presidente del Senato, stoppando il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Nicola Morra. Poi è toccato ad Andrea Colletti. "L'attuale presidente della Repubblica - aveva detto in aula - che in realtà funge anche da presidente del consiglio e capo indiscusso di Pd e Pdl (...) dovrebbe capire che non siamo un monarchia con a capo re Giorgio I". Parole che hanno scatenato l'ira della Boldrini: "Lei sa che non può parlare così del presidente della Repubblica, lei lo sa questo". "Allora non lo chiamerò. Lo chiamerò 'l'innominabile'", ha risposto Coletti. Ora è arrivato il Colle a sistemare la faccenda. E forse Grasso e Boldrini dopo la crociata pro Giorgio dovranno ammettere di aver sbagliato. di Ignazio Stagno