Dal mal di pancia ai conati
Pd, Gozi: "Mi fa schifo stare col Pdl". I democratici sognano i 5 Stelle
Altro che mal di pancia. Qua a quelli del Pd vengono proprio i conati di vomito. Il motivo, naturalmente, è sempre il solito: dover stare insieme al Pdl. La fronda è sempre più numerosa, e per la verità si sta dando da fare già da qualche mese. I primi segnali, per esempio, venivano già dalle elezioni per il Quirinale, quando fu mezzo Partito democratico ad affondare, senza preavviso, il proprio candidato Franco Marini. Doveva essere l'inizio delle grandi intese, di fatto segnò solo la grande tregua. La situazione, peraltro, è ancora più complicata perché spesso tra i dem si prende il pretesto degli odiati berlusconiani per darsele di santa ragione e regolare i conti interni. Ora contro Matteo Renzi, ora contro i lettiani, ora contro i giovani turchi e così via, perché la lista delle correnti è infinita. "Stare col Pdl mi fa schifo" - Prendete il deputato prodiano Sandro Gozi, per esempio. Da quando il Pd ha affossato Romano Prodi (la seconda carta giocata dopo il siluramento di Marini, perché errare è umano ma perseverare democratico) lui se l'è legata al dito e non ha perso un giorno per massacrare prima Bersani poi i vertici del proprio partito. E nel clima goliardico de La Zanzara, su Radio24, incalzato dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo ha alzato i toni: "Se penso che sono al governo con Gasparri mi vengono le convulsioni, non ricordatemelo più. E' una cosa che mi fa male". Perché, inutile negarlo, "mi fa schifo stare con il Pdl". L'ultimo motivo di disappunto, chiamiamolo così, è la sospensione del lavoro del Parlamento mercoledì scorso, proposta dal Pdl e accettata dai democratici. "Noi del Pd abbiamo rasentato la follia, ci siamo fatti male da soli", spiega Gozi secondo cui "in questi giorni l'atteggiamento del Pdl è molto vicino all’eversione, abbiamo assecondato troppo l'irresponsabilità del Cavaliere". Volano insulti - Se il governo dovesse cadere, assicura il prodiano, "si dovrebbe provare un governo con i Cinque Stelle, la vera maggioranza per il cambiamento". Al di là del folklore di Gozi, il tema è sul tappeto e rilanciato nei giorni scorsi dal segretario Guglielmo Epifani e, prima ancora, dal presidente del Senato Piero Grasso. Per quanto potrà (o vorrà?) reggere il Partito democratico al governo con il Pdl? Da qualche giorno spuntano le liste dei filo-lettiani (indicativamente, i 70 senatori che hanno ribadito la giustezza di sospendere i lavori del parlamento) e dei filo-renziani (13 sono usciti allo scoperto, ma sono molti di più) in guerra aperta tra loro, al grido di merde! e sciacalli!. La chiamano dialettica politica, in realtà è una guerra (poco) civile. La prima vittima sarà il premier Letta, appeso alla faida fratricida. La prossima vittima, probabilmente, sarà lo stesso Pd perché la vera domanda non è quanto potrà durare l'alleanza "per senso di responsabilità" con il nemico Berlusconi. Bensì, quanto potranno durare gli elettori democratici alle prese con un partito che si dimostra ogni giorno di più per come è: inesistente. di Claudio Brigliadori