Scacchiere democratico
Pd, asse Renzi-Civati: premier e segretario?
Mentre il Pd dopo il voto sullo "sciopero" del Parlamento gioca al massacro tra le stanze del Nazareno, la strategia dei farisei democratici per bloccare la corsa di Matteo Renzi alle primarie della segreteria comincia ad andare in fumo. Il caos sul voto a favore del Pdl per lo stop ai lavori è stato un assist perfetto per il rottamatore. La truppa renziana ci tiene a sottolineare che non condivide la linea del segretario, Guglielmo Epifani, e soprattutto vuole mostrarsi agli occhi degli elettori democratici come la parte "sana" del partito. "Fugure di m..." - Così Renzi scrive ad Epifani e lo mette con le spalle al muro davanti alle sue responsabilità: "Caro segretario, la scelta che è stata presa non è stata discussa nel gruppo, non la condividiamo, fa male al Pd e lede le istituzioni, non possiamo andare al traino di Berlusconi. Smetti di tergiversare, segretario, così non va". E ancora: "Così stanno suicidando il Pd". Poi ai suoi fedelissimi sussurra: "Facciamo figure di m...una dietro l'altra. Non possiamo andare avanti così. E' come se tirassimo rigori nella nostra porta". Anche Gianni Cuperlo, riferendosi alle parole di Epifani, esprime tutta il suo disappunto: "La corda può spezzarsi? Troviamo metodi più efficaci per il suicidio del Pd". Ma i renziani vogliono sfruttare il momento per ottenere consensi e continuano nel loro lavoro ai fianchi della dirigenza democratica. Così Gianni Pittella attacca: "Il Pd si è inginocchiato al diktat di Berlusconi". Il renziano Paolo Gentiloni fa un ragionamento politico: "La cosa più preoccupante non è l’avere sbandierato che siamo passati da tre giorni di sospensione a tre ore come se fosse una grande vittoria, è che abbiamo avallato politicamente che il Parlamento si rivolta contro la Cassazione, contro un altro potere dello Stato". Ticket Civati-Renzi - Attacco dopo attacco, continua la corsa dei rottamatori verso la segreteria. Ad ottobre, come lo stesso Renzi ha fatto sapere, alla Leopolda di Firenze verrà presentato il suo programma per un nuovo Pd. Un tempo, alla Leopolda, Renzi andava insieme a Pippo Civati. Poi i due hanno rotto, ma adesso - dopo un lungo periodo - con la grande confusione che regna sotto il cielo democratico ticket potrebbe tornare vincente. Civati ieri, mercoledì 10 luglio, si è astenuto sul voto per lo sciopero del Parlamento e ha dato un segnale forte. Lui è tra i candidati alla segreteria e solo qualche giorno fa non ha nascosto un suo desiderio: "Io segretario del Pd, e Renzi candidato premier. Un'ipotesi che può funzionare. Non mi sento di escluderla...". Parole nette con cui cerca di archiviare quella nomenklatura democratica che ora trema. Lo scontro - C'è poi Stefano Fassina, che almeno secondo Bersani e i democrat più ortodossi doveva essere l'anti-Renzi. Finora però nella sua sfida ha fallito. E' viceministro dell'Economia, appoggia il rigore di Fabrizio Saccomanni e fa parte di quel governo di larghe intese che ha teso la mano al Pdl. Così lo stesso Bersani ha cambiato cavallo: ora per fregare Renzi punta su Letta. Tra i fedelissimi del sindaco di Firenze, però, continua a regnare l'ottimismo. Dal loro punto di vista, lo stop di Montecitorio è stato un regalo inaspettato che è servito a rilanciare l'immagine di tutta la fazione dei rottamatori. Ora Civati e Renzi possono gettare la maschera. La sfida tra il vecchio e il nuovo è all'inizio. Lo scontro sarà duro. (I.S.)