Giallo internazionale
Caso Ablyazov, polemica su Alfano. Gli antiCav si attaccano ai kazaki
Gli anti-Berlusconi (e anti-Letta) s'attaccano ai kazaki. Può sembrare una battuta, ma non lo è. Secondo il Fatto Quotidiano, molti nel governo vorrebbero la testa del vicepremier e ministro dell'Interno Angelino Alfano, colpevole a loro dire di aver dato il là al ritorno in patria di Salabayeva e Alu Ablyazov, moglie e figlia di Mukhtar Ablyazov, tra i principali oppositori politici del dittatore Nursultan Nazarbayev. "Grande amico di Berlusconi", come sottolinea il Fatto. E sempre secondo il sito web del quotidiano diretto da Antonio Padellaro, anche il ministro degli Esteri Emma Bonino sarebbe su tutte le furie con il collega, segretario del Pdl, per essere stata scavalcata nella gestione di una storia un po' oscura finita improvvisamente alla ribalta. E in vista, oltre ad una inchiesta interna al Viminale, ci sarebbe anche una "verifica" all'interno del governo con il premier Enrico Letta che assicura: "Verificheremo, poi trarremo le conseguenze". Il caso - Lo scorso 29 maggio scorso, su input di Alfano, una cinquantina di agenti della Digos avrebbero prelevato le due donne kazake nella loro casa di casal Palocco con l'accusa di avere documenti falsi e quindi espulse. Secondo l'agenzia dell'Onu per i rifugiati, l'Unhcr, l'operazione ha avuto come risultato il consegnare nelle mani di Nazarbayev due armi di ricatto nei confronti del suo nemico politico. Il ministro della Giusitizia Annamaria Cancellieri in un primo momento parla di "espulsione avvenuta secondo le regole". Poi però il Tribunale di Roma smentisce, sostenendo che i documenti d'identità erano in regola e che l'espulsione non era obbligata. Alfano si è difeso parlando di "eccesso di zelo" dei funzionari, ma la polemica politica è istantanea: la Cancellieri avrebbe detto di essere stata messa "fuori strada" dalle indicazioni di Angelino, la Bonino si sarebbe lamentata perché "tagliata fuori" mentre, sostengono fonti citate dal Fatto, lo stesso Letta sospetterebbe che dietro la "forzatura" di Alfano ci sarebbero "ordini superiori". Di chi, naturalmente, le fonti del Fatto lo lasciano intendere: Silvio Berlusconi, a mo' di regalo fatto all'amico presidente kazako in nome del business nazionale (gli interessi dell'Eni nell'area ex sovietica) e privati.