L'intervista
Bisignani: Letta doveva chiamare D'Alema E ProdiRenzi è simile a Berlusconi
Luigi Bisignani continua a parlare. E dopo l’intervista a la Zanzara in cui consigliava a Belrusconi di “andarsene perché tanto lo arrestano”, l'ex faccendiere autore del libro “L’uomo che sussurra ai potenti” (scritto con Paolo Madron) e che ha venduto 80mila copie in un solo mese, continua a parlare. Questa volta lo fa dalle pagine dell’Unione Sarda. Quando il giornalista gli chiede chi comanda oggi, lui risponde: “Nessuno”. E sottolinea come la vera tragedia sia proprio questa. “La crisi economica ha praticamente annichilito i poteri forti. Due per tutti, Mediobanca e Generali. E poi Berlusconi: per troppi anni non ha usato il potere come avrebbe dovuto. Il problema è che il potere deve essere gestito”, dice al giornale sardo. Chiarissimo il suo giudizio sul governo Monti: “Era un gruppetto di presuntuosi, con molta spocchia, convinti di essere insostituibili. Avevano la possibilità di fare grandi cose, invece sono finiti nel ridicolo”. Ma Bisignani è tranchant anche su Letta: “Ha dimostrato di non avere carisma, non è riuscito a mettere su una squadra di governo all’altezza della situazione. Se avesse chiamato alcuni ex premier come D'Alema, Prodi, Dini, lo stesso Monti... il discorso sarebbe stato diverso”. Boccia anche Matteo Renzi: “Vuole feremare il vento con le mani. Sotto certi aspetti è figlio di Berlusconi. Se passava un po' più di tempo a studiare avrebbe fatto meglio. Il governo secondo Bisi – Quando il giornalista dell’Unione Sarda gli chiede di fare il suo governo di larghe intese, esita un attimo poi risponde: “D'Alema premier, Gianni De Gennaro all'Interno, Goffredo Bettini ai Beni culturali, all'Economia Pellegrino Capaldo, l'unico che ha un vero progetto sul debito, e poi... ma sì... Monti agli Esteri, Stefania Prestigiacomo alle Attività produttive e Brunetta alla Difesa. Non sto scherzando, è l'unico che riuscirebbe a vendere le caserme.” Cossiga – Bisignani parla di sé, dice che non è mai stato nei servizi ma di averne conosciuto solo i capi. Racconta i tormenti di Cossiga per il rapimento Moro. Dice: “Ero uno delle quattro persone che Cossiga portò in Sardegna dopo le dimissioni dal Viminale. Ma che si sarebbe dimesso al termine della vicenda me lo disse la sera stessa del rapimento. Io gli chiesi: anche se lo ritrovate? E lui: mi dimetterò ugualmente, perché un ministro dell'Interno non può permettere che venga rapito il leader del suo partito”