Questione di termini
Matteo Renzi: piccione, piacione e "pirlone"
Il gioco delle tre "P". Il protagonista? Matteo Renzi, il nuovo prezzemolino della politica italiana. Il sindaco in guerra col suo partito. Il democratico combattuto dai democratici. Il "piccione". Il "piacione". E, senza offesa alcuna, il "pirlone" (termine da intendersi nell'originaria accezione dei nordici dialetti, quella di trottola. In questo caso, dunque, grande trottola). Un solo Matteo Renzi e tre aggettivi: secondo voi quale lo descrive meglio? Vota il nostro sondaggio Piccione - Del "piccione" se l'è dato da solo. Lo ha scritto nell'ultima newsletter invita ai sostenitori: "Basta con il tiro al piccione". Il pennuto è lui. Chi lo vuole impallinare, spiega nelle seguitissime e-mail, sono i "capicorrente" del Partito democratico, quelli per cui Renzi è "un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange", quelli che "in privato" gli dicono "stai buono, ti facciamo fare il candidato premier" e che poi invece caricano il fucile, alzano lo sguardo al cielo e premono il grilletto per abbattere il pennuto Matteo. L'inchiesta, parte 1: Renzi, sindaco sprecone L'inchiesta, parte 2: il cerchio magico di Renzi Pirlone - La "p" del "piccione" si lega a doppio filo alla "p" del "pirlone", ossia la versione del Matteo scheggia impazzita, quello che briga, costruisce e disfa, il sindaco che d'intesa con l'eminenza grigia, Massimo D'Alema, decide che a lui andrà Palazzo Chigi, mentre a un fedelissimo del Baffino spetta la segreteria di largo del Nazareno, salvo poi voler per sé anche la segreteria stessa. La trottola Renzi, imprevedibile, cambia rotta in un batter d'occhio, disattende il patto, si trasforma in "piccione" e D'Alema accarezza il calcio del fucile, pronto a seccarlo già negli istanti del decollo. Renzi, il "pirlone" che costruisce e smonta: un giorno è il cavallo su cui puntare, quello dopo l'equino da abbattere. L'inchiesta, parte 3: Renzi, gli uomini d'oro L'inchiesta, parte 4: il conto ai fiorentini Piacione - C'è poi la terza "p", quella del "piacione", una "p" talmente lapalissiana che non ci sarebbe nemmeno da spendere inchiostro per giustificarla. Ma è nostro dovere farlo. Renzi, il "piacione" con le maniche della camicia bianca (rigorosamente slacciata) arrotolate, il sindaco con i Wayfarer tartaruga un po' mod della Bologna anni '80, il rottamatore che archivia la cravatta e sdogana senza impaccio l'accento toscano da bischero, l'inarrestabile frequentatore del tubo catodico che se ne frega degli attacchi dell'intellighenzia e appare con giubbotto da Fonzie nel salotto della De Filippi (e, al tempo, di Mike Bongiorno). Poi le sfilate, gli sgaurdi "aumm aumm" con Cristina Parodi, i "flirt" con le sostenitrici e l'elenco potrebbe protrarsi a dismisura. Stop. di Andrea Tempestini @antempestini