E sono sei...

M5s, Zaccagnini lascia: "E' un movimento-azienda"

Sebastiano Solano

E sono 6. Anche Adriano Zaccagnini lascia il M5s. Considerato il capo dei dissidenti interni al M5s, Zaccagnini, nel giorno della vittoria alle amministrative a Ragusa contro il Pd, ha deciso di lasciare il Movimento: "Oggi dichiaro la mia fuoriuscita. Non mi sento più a mio agio in questa guerra intestina che non ha senso. C’è nel movimento un eccessivo verticismo, una caccia alle streghe, una continua estremizzazione delle parti. Dopo l’espulsione di Adele non posso accettare di stare in un movimento che caccia chi dissente".  Fuga di massa? - Parole di fuoco, che pesano come un macigno, e non solo perché oscura la vittoria dei grillini in Sicilia: Zaccagnini, infatti, era il principale interlocutore di Pippo Civati, rappresentava tutti quei parlamentari che sin dall'inizio hanno sostenuto al necessità di un dialogo con il Pd. Ora, senza la guida di Zaccagnini, non è difficile prevedere una  fuoriuscita di massa dal M5s. Eppure, Beppe Grillo ci aveva provato a placare gli animi, rassicurando al telefono Tommaso Currò e Paola Pinna, dati per prossimi alla fuoriuscita.  E' Movimento-azienda - Si era però dimenticato di Zaccagnini, che ora dichiara: "Ho aspettato le elezioni, ho fatto l’iban (8.500 euro restituiti) e ho formalizzato il mio passaggio al Misto. Questo è un movimento azienda con dei vertici e una gerarchia. Casaleggio ha una visione fantascientifica della realtà. Non vedo con quale ruolo debba influenzare la cultura dell’elettorato senza discuterne con noi".  Con un po' di ritardo, insomma, anche Zaccagnini pare essersi ravveduto. Benvenuto.