Tasse e balzelli
Ora è ufficiale: l'Iva si alzeràE Berlusconi perderà voti
Lasciate ogni speranza o voi che comprate (poco). Il ministro dell’Economia e Finanze Fabrizio Saccomanni è stato esplicito: l’aumento dell’Iva scatterà a luglio portando l’Italia al poco invidiabile record del 22% come aliquota imposta su circa il 70% delle merci e dei servizi. Stupisce che il Pdl non si renda conto della relazione inversamente proporzionale che lega i propri consensi al peso delle tasse. Più aumentano le seconde più diminuiscono i primi. Ma il Pdl è in questo recidivo. Continua a baloccarsi con la giustizia, la legge elettorale, altre amene oscenità del genere. La sponda liberale - Ed è particolarmente strano che Silvio Berlusconi non riesca neppure adesso che è in una condizione invidiabile dal punto di vista tattico – ha legato a sé il Pd di fatto impedendogli ogni offensiva antiberlusconiana, ha relegato Grillo al suo ruolo di guitto urlante – a imprimere quella svolta liberale all’economia italiana che fu la sua grande, disattesa, promessa all’atto della famosa discesa in campo. Il Cavaliere però stavolta non ha l’alibi degli alleati statalisti (Fini e Udc) o populisti (Lega) che lo frenano, no stavolta è lui, Berlusconi, che può fare l’interdittore del governo e curvarlo verso una sponda liberale. Se non lo fa è per sua volontà. Gli elettori hanno percepito questa titubanza, questa assenza. Se i sondaggi confortavano il Pdl da quando c’è il governo Letta e invece le urne non lo premiano la causa risiede nel fatto che gli italiani sfiancati da cinque anni di recessione e asfittici dopo la disastrosa esperienza del governo Monti continuano a credere che il Pdl sia il partito capace di liberarli dallo Stato oppressivo, burocratico ed esattore. Ogni volta che si affaccia una prospettiva di governo con il Pdl questo anelito di libertà economica ed individuale si affaccia, ma ogni volta che il Pdl arriva al governo non è in grado di tradurre questa spinta liberale in atti concreti. È il caso che Berlusconi, per interposto Angelino Alfano, lo tenga presente. Soprattutto in questi giorni. I compitini dell'Europa - L’Unione europea nell’assolverci dalla procedura d’inflazione per eccesso di deficit ci dà di nuovo i compiti a casa, come accadeva un tempo quando ai promossi per il rotto della cuffia i professori (quelli bravi e coscienziosi che la nostra scuola conosceva) dettavano un calepino di approfondimenti per l’estate. Sostanzialmente i compiti che l’Europa ci dà sono di stampo liberale: mercato del lavoro più flessibile, meno tasse sulla produzione (e dunque anche sul profitto e sulle retribuzioni, la rendita è un’altra cosa) abbattimento del debito pubblico e del peso della burocrazia. Ebbene mentre Fabrizio Saccomani conferma che l’incremento dell’Iva ci sarà, tradotto significa almeno 500 euro in più a famiglia in fondo all’anno con un aggravio di condizione per i ceti più deboli, dal governo nulla viene né sul fronte del risparmio né sul fronte del recupero di efficienza, né sul fronte dell’abbattimento del debito pubblico. Ed è singolare che la posizione più autenticamente liberale in questo paese la debba assumere una magistratura: la Corte dei Conti che tre giorni fa ha ammonito, basta rigore o si muore, facendo notare come abbiamo perso 230 miliardi di Pil e che le entrate dello Stato comunque diminuiscono per effetto della contrazione del prodotto interno lordo. Allora non si capisce perché il Pdl nel governo non punti i piedi per avere una svolta liberale. Non penserà Berlusconi che basti appuntarsi sul petto la medaglia di latta della sospensione dell’Imu per dire di aver assolto la spinta liberale del suo elettorato. La battaglia sull'Imu - La battaglia sull’Imu ha un valore certo simbolico, ma ha un risibile effetto pratico sui rediti delle famiglie e un impatto zero sul sollievo ai conti delle imprese. Anzi l’aumento dell’Iva erode d’un colpo quel sollievo aggravandolo. Ma in più indica che il governo prosegue su una strada di politica economica recessiva e che continua ad avere una percezione fiscale da gabelliere senza nessuna intenzione di passare, per esempio, a un bilancio pubblico a budget: tanto incasso, tanto spendo, che è poi il mestiere che fanno da sempre le famiglie italiane. L’impatto dell’aumento dell’Iva sarà disastroso per i consumi (e dunque per i commercianti che sono una buona fetta di elettorato Pdl), per le nostre esportazioni, per i ceti produttivi e professionali in genere (tutto il potenziale bacino elettorale del Pdl) che non beneficeranno dello sconto sull’Imu (ammesso che poi diventi definitivo) ma pagheranno pesantemente l’aumento dell’Iva. Nella politica economica del governo non c’è simmetria tra le azioni a favore della base del Pd e quelle a favore della base del Pdl. Berlusconi non si è accorto che la sospensione dell’Imu è in realtà una polpetta avvelenata perché immediatamente il Pd si è precipitato in soccorso della Camusso e ha obbedito ai diktat della Cgil sui cassaintegrati in deroga senza minimamente accennare a una seria, necessaria, liberale e radicale riforma degli ammortizzatori sociali. Il Pdl deve puntare invece a riequilibrare la barca delle scelte economiche. Per esempio chieda di sterilizzare l’aumento dell’Iva dalle accise sui carburanti e sulle bollette di luce e gas, chieda di azzerare l’Iva sui prodotti alimentari italiani a marchio Dop e Igp, chieda nel frattempo una sollecita ed efficace ripresa della spending rewiew cancellando Province, Dismissioni - Tribunali minori, enti inutili, aziende municipalizzate e partecipate pubbliche, chieda infine un’immediata dismissione del patrimonio pubblico per abbassare il debito. Si può fare per esempio costituendo una società di diritto privato da quotare in Borsa che raccolga tutto il demanio e obbligando i contribuenti a sottoscriverne azioni in cambio dell’abolizione dell’Imu e dell’Irap. Sarebbe sì un prelievo forzoso, ma con una remunerazione in termini di capitale e soprattutto con l’impossibilità da parte dello Stato di drenare risorse dal paese per alimentare la sua vorace e improduttiva spesa essendo vincolati gli introiti di quella società all’abbattimento del debito. In vista dei ballottaggi delle amministrative, se il Pdl non vuole raccogliere dei pronosticati ed effimeri successi nei sondaggi e un pugno di mosche nella realtà delle urne, dia un’accelerazione liberale alla politica economica e soprattutto fiscale del governo. Altrimenti si troverà in un ruolo subalterno al Pd al quale sta inaspettatamente facendo la rianimazione. di Carlo Cambi