L'intervista
Tosi: "Il marchio Lega Nord oggi conta meno"
intervista di Alessandro Gonzato Il Carroccio arranca. Sbanda. Perde i pezzi. A Treviso, l’ottantatreenne «sceriffo» Gentilini rischia di dover liberare l’ufficio dove lavora dal 1994, anno della sua prima elezione a sindaco, carica che ha ricoperto fino al 2003, quando - non potendo essere eletto per la terza volta di fila - si era dovuto accontentare del ruolo di vice Gobbo. Al ballottaggio con Giovanni Manildo (Pd), lotterà «contro il potere bolscevico». Dovrà recuperare 8 punti. A Vicenza, dove alle amministrative del 2008 la Lega aveva ottenuto il 15% (l’8 alle scorse politiche), il Carroccio si è fermato al 4,6. Manuela Dal Lago è stata spazzata via da Achille Variati. Anche in Lombardia è stato flop: il miglior risultato è il 9,8% di Lodi. Drastici ridimensionamenti pure a Brescia e Sondrio. È andata meglio nel Veronese, nei comuni dove oltre al simbolo della Lega nelle liste c’era il nome di Flavio Tosi, segretario regionale del Carroccio. Sindaco, cosa sta succedendo al Nord? Perché la Lega va così male? «Bisogna pensare da dove si arriva. Anche un anno fa i risultati delle amministrative erano stati pessimi. I motivi di questi insuccessi sono ben noti. Paghiamo gli scandali del partito. Ci vorranno anni per tornare ad avere la piena fiducia della gente». Quanta responsabilità ha il Pdl in questa flessione elettorale del centrodestra? «Noi scontiamo l’alleanza con Berlusconi. È stato difficilissimo motivarla ai nostri elettori dopo un anno di divisione assoluta. In generale, sul centrodestra pesa l’astensionismo. Il Pd ha retto perché ha una forte componente ideologica. A sinistra votano a prescindere. Se lo scandalo Mps fosse successo in una città della Lega, avremmo preso al massimo il 2%». Nel Carroccio come si ferma l’emorragia di voti? «In parte, col nuovo corso, lo abbiamo già fatto. Ora dobbiamo portare a casa risultati concreti. Siamo stati a Roma per parecchio tempo e la gente ci chiede, giustamente, cosa abbiamo ottenuto. Con la Macroregione daremo una risposta forte, ma non si può fare tutto in pochi mesi. Siamo in una fase di transizione. I frutti del nostro lavoro si vedranno più avanti». La roccaforte di Treviso rischia di crollare. Si deciderà tutto al ballottaggio. Se lo aspettava? «In realtà, se sommiamo i voti di Gentilini e del Carroccio a quelli dell’altro candidato di centrodestra, Massimo Zanetti (a capo di tre liste civiche, ndr), ne esce un sostanziale pareggio col Pd. Con questa alleanza fin dal primo turno non saremmo andati così distanti dal 50,4% col quale Gobbo si era riconfermato nel 2008. Poi è vero che la Lega non è andata bene (8,26), ma la civica di Gentilini ha superato il 20%». Quindi il simbolo della Lega ormai conta meno dei candidati? «La direzione è questa. Se l’anno scorso, a Verona, non ci fossero state le liste personali accanto a quelle del partito, probabilmente avremmo perso». A Vicenza la Dal Lago è uscita con le ossa rotte. «La verità è che ha stravinto Variati. Poi, qualcuno del Pdl ci ha remato contro». In Veneto, durante la campagna elettorale, Maroni non si è mai visto. Perché? «Ci sarà in occasione dei ballottaggi. La Lega gli ha chiesto di rimanere segretario federale, e con gli impegni per la Macroregione e la Lombardia, non era semplice». La gente si è già stufata dei «grillini». Cosa non ha funzionato nel Movimento Cinque stelle? «Hanno dimostrato di essere lì solo per distruggere. E quando si va a votare per qualcosa di concreto, come per l’amministrazione cittadina, la protesta a prescindere ha poco senso».