Il grande mediatore

Napolitano: "Fermare la violenza verbale, può portare all'eversione"

Andrea Tempestini

  Il quadro è complesso. Da un lato il Pd disgregato, in crisi, senza leader e senza nessuno che vuole prenderne la guida. Dall'altro il Pdl sulle barricate per l'assedio giudiziario. Il grande mediatore, oltre al premier Enrico Letta, è sempre lui, Giorgio Napolitano, che nonostante tutto si sforza di mantenere la sua linea, di preservare l'esecutivo e di favorire il clima di "pacificazione nazionale". Molto significative al riguardo le dichiarazioni che martedì il Capo dello Stato ha rilasciato in Cassazione, riunita per eleggere il nuovo presidente. La sentenza Mediaset su Silvio Berlusconi sarebbe arrivata pochi minuti dopo, ma il verdetto era scontato. E Napolitano ha sfruttato l'occasione per ribadire al governo che la priorità è "trovare risposte alle emergenze economiche e sociali" e "mettere in cantiere le riforme a lungo attese". Il messaggio al Parlamento è chiaro: l'ultima condanna di Berlusconi non deve mettere a repentaglio l'esecutivo né il futuro prossimo del Paese. Abbassare i toni - Il giorno, successivo, oggi, giovedì 9 maggio, nel discorso al Senato in occasione della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, da Napolitano è arrivato un nuovo monito, un messaggio ben preciso: "Bisogna fermare la violenza prima che si trasformi in eversione. In questo momento non possiamo essere tranquilli davanti ad esternazioni anche solo sul piano verbale o sul piano della propaganda politica". Un messaggio che si presta a diverse interpretazioni. Ovvio il riferimento ai toni esasperati e da guerriglia che continua a cavalcare Beppe Grillo. Ma il messaggio è rivolto anche al Pdl, che dopo la condanna Mediaset ha, di fatto, dichiarato guerra alle toghe. Il Capo dello Stato ha aggiunto: "L'Italia ha superato non solo momenti di tensione, ma periodi tragici che l'hanno esposta a rischi estremi. Se abbiamo superato quei momenti, sapremo superare le prove che abbiamo davanti". Appello ai giudici - Napolitano sa bene che la questione giustizia è una mina vagante sempre pronta a esplodere e travolgere una fragile maggioranza. Quindi il presidente della Repubblica lavora di fino, placa gli animi, abbassa i toni e tiene monitorato il quadro politico. E non appare certo una coincidenza il fatto che Re Giorgio, in un clima rovente tra l'attesa per la sentenza Mediaset e le schermaglie su Nitto Palma in commissione, ai giudici in Cassazione abbia chiesto di combinare "rigore ed equilibrio", un "esercizio non sempre facile, ma cruciale, affinché possa essere riconosciuta l'indipendenza della magistratura". Poi ribadisce il messaggio al governo, a Letta, al Pd e al Pdl: "La vostra missione è rispondere alle emergenze economiche e sociali", è "attuare uin programma di riforme istituzionali a lungo attese". La sua missione, quella di Re Giorgio, è distrarre tutti quanti dalla condanna a Berlusconi.