Il retroscena

Cav furioso, ma incassaE avverte Enrico Letta:"Ora si cambia registro"

Andrea Tempestini

Chi lo ha visto o sentito dopo la condanna sul caso Mediaset ha riferito di un Silvio Berlusconi furioso. Se l'aspettava, ma la pronuncia dei giudici è sempre difficile da digerire. Il Cav non si era fatto illusioni: "Mi condanneranno", ripeteva ai suoi. L'ex premier ritiene infatti che la procura e il Tribunale di Milano, espressione di una parte della magistratura politicizzata e in combutta con la sinistra, siano disposti a tutto pur di farlo fuori dalla scena politica. "Non si fermeranno davanti a nulla, nemmeno all'interesse supremo del Paese". E così è stato. La stangata in appello a Milano è un duro colpo anche per il governo Letta, che per sopravvivere ha bisogno di quel clima di "pacificazione nazionale" minato dalla condanna in secondo grado (senza precedenti per il leader del Pdl). Cambio di registro - Berlusconi, però, non ha intenzione di darla vinta alle toghe: non vuole far cadere il governo. Lo hanno confemato anche Niccolò Ghedini, subito dopo la sentenza, e altri big del partito. Ora, però, cambia il registro. Berlusconi incassa la condanna, ma non vuole fare altri sconti. Ai suoi riuniti in via dell'Umiltà ha ribadito che ora dovranno "essere vigili" e non dovranno cedere più un millimetro sui temi più imporanti, Imu, fisco, ius soli e Iva in primis. L'ordine è quello di non lasciare campo libero alla sinistra. Una linea che è stata confermata anche nel vertice del tardo pomeriggio nel corso della seconda riunione, alla quale il Cav era assente. Toghe nel mirino - Di fatto le posizioni degli azzurri si inaspriscono: l'avvertimento è già stato recapitato a Palazzo Chigi. Il messaggio a Enrico Letta è chiaro: se non vengono mantenuti i patti e se il Pd continua a non rispettare gli impegni assunti, il Pdl ne trarrà le dovute conseguenze e nulla sarà più garantito. Il balletto dei democratici sul presidente della commissione Giustizia ha innervosito Berlusconi, che poi l'ha spuntata con Nitto Palma (soddisfazione anche per la nomina di Santacroce in Cassazione). La giustizia, però, con la sentnenza torna a dominare la scena politica. L'ordine di scuderia di Silvio ai suoi, come non avveniva da giorni, è stato quello di aprire il fuoco contro i magistrati. Ordine messo in pratica subito dopo la sentenza.