Il commento

Elezioni, Quirinale e governo:il trionfo del Cav sornione

Andrea Tempestini

  Morto. Sepolto. Sbranato. Sparito. Kaputt. Sconfitto. Annullato. Dimenticato. Il passato. Quasi arrestato. Presto in fuga. No, niente di tutto questo. Prendete la penna e tracciate una bella riga nera sulle parole d'ordine della speranza dell'antiberlusconismo militante. C'è un vincitore. Ed è quello che era "morto, sepolto, sbranato, sparito, kaputt" eccetera eccetera. Si chiama Silvio Berlusconi. E' tempo per un primo breve bilancio. Sono passati due mesi da quelle elezioni in cui il Pdl doveva essere spazzato via, superato. Eppure quel Pdl ha preso qualche manciata di voti in meno di quel Pd che aveva già vinto. Un trionfo, per il Cavaliere: gli azzurri sono in crisi nera, rientra in campo, sale su qualche palco e mette a segno la sua classica, strepitosa, rimonta. "Io aspetto" - Dopo il voto, però, non è soddisfatto. "Potevamo vincere, dovevo rimettermi in gioco prima". Ma è l'unico, tra i suoi (loro sì che avevano davvero paura di sparire), a non essere soddisfatto. Le chiavi per il governo, questa volta, non le ha in mano. L'impresa fantascientifica è stata soltanto sfiorata. Restano le basi per ripartire, per ricostruire, per riprendersi il Paese. Da subito, il Cav spiega che il Pdl è pronto all'intesa con il Pd. "L'unica soluzione possibile". Il vincitore sconfitto, Pier Luigi Bersani, però s'impunta. Vuole governare con Beppe Grillo e ne riceve soltanto dei "vaffanculo". Berlusconi, sornione, osserva. Ripete che tanto, prima o poi, anche la sinistra si renderà conto che l'unica strada è quella che porta al governo con gli azzurri. "Tanto Grillo non ci sta". Balletto al Colle - Falliscono le consultazioni di Pier. La pratica governativa viene parzialmente congelata. Ora si parla di Colle, di Quirinale, del successore di Giorgio Napolitano. Il Cav vuole Napolitano. Ma Napolitano dice di no: "Troppo vecchio, non ho l'età". Si tratta. Ci si scanna. Si discute. Silvio sventola lo spettro dell'occupazione delle cariche istituzionali: "Dopo Grasso e la Boldrini...". La spunta. Ecco il "nome condiviso": Franco Marini. Ma il Pd, mentre il Pdl risale nei sondaggi e si ricompatta, silura uno dei suoi fondatori. Berlusconi ridacchia: "Questi si sfasciano".. Bersani, irritato, allora rilancia il piano di "occupazione istituzionale". Per restare in vita mette in campo il "nemico assoluto", Romano Prodi. Il Pdl e Silvio insorgono. La paura dura poco: il Pd uccide il segretario, impallina anche Prodi, lo umilia. Anzi umilia entrambi. Il Pd si autodistrugge. Berlusconi continua a ridere sotto i baffi. Chi eleggono? Napolitano. Chi vince? Inutile dirlo. "Per il bene di tutti" - Torna Re Giorgio e tira le orecchie ai "compagni" democratici. "Ora basta, di tempo ne avete perso abbastanza. Mi avete rivoluto al Colle? Fate come dico io. Fate il governo. Con il Pdl". Tanto - questo il sottointeso - Grillo vi continuerà soltanto a mandare laddove non batte il sole. E al voto, spiega Napolitano, ora non si torna. Il Cav ripete: "No, niente voto". Anche se gli converrebbe: i sondaggi lo danno in testa, e per distacco. Silvio fa un figurone: "Per il bene del Paese meglio un governo col Pd che un'altra campagna elettorale". Riprendono le trattative. Fuori Bersani, stoppato il "pericoloso" Matteo Renzi, entra in campo Enrico Letta (che al Cav non dispiace). Ora ci si gioca tutto in poche ore: ci sono i ministri da pescare dal mazzo. Ministri sì, ministri no - Il Pd, distrutto, vorrebbe salvarsi la faccia con una sorta di nuovo governo tecnico. In assemblea, la presidente dimissionaria Rosy Bindi lo dice chiaro e tondo: "Bassa caratura politica". Oddio, chiaro e tondo. Lo dice con una frase peculiare che le è costata non pochi sfottò. Ma che comunque è una frase chiara: Rosy non vuole "mischiarsi" con gli azzurri. Silvio, invece, vuole nomi pesanti, vuole un governo con i pezzi da novanta dei due partiti, un governo che duri. Indovinate come va a finire? Va a finire che nell'esecutivo Letta i pezzi da novanta ci sono (più del Pdl che del timoroso Pd, questo va detto, anche se i democrat "schierano" niente meno che il premier, oltre a Orlando, Franceschini e altre pedine di secondo piano). Silvio voleva cinque o sei ministeri. E cinque o sei ministeri li ha avuti. Compreso Quagliariello alle Riforme Istituzionali. Compreso Alfano agli Interni e alla vicepremiership. Compresa la Sanità, compreso Lupi. Mancano il fido Brunetta (che però era stato messo sul piatto solo per ampliare i margini di trattativa). C'è Saccomanni all'Economia: Berlusconi non avrebbe voluto tecnici. Ma tant'è. All'Economia, almeno, non c'è un ministro del Pd. Secondo voi, a distanza di due mesi dal voto e con i sondaggi che accordano agli azzurri iperuranici vantaggi, chi è che ha vinto? @antempestini