Tra Quirinale e urne
Casini silura Prodi e si riavvicina a Berlusconi
di Marco Gorra «Oggi lo affossiamo». Queste parole, consegnate nel primo pomeriggio da un casiniano di rito ultraortodosso, confermano una voce che circolava da qualche ora e scrivono una nuova pagina di storia: l’asse tra Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini, dopo cinque anni a farsi la guerra, è resuscitato in grande stile. A fare il miracolo uno che di rituali occultistici se ne intende: Romano Prodi. Se Silvio e Pier sono tornati a fare fronte comune, infatti, il merito è unicamente da attribuire al Professore: il solo pensiero di vederlo al Colle è qualcosa che leva il sonno sia a Berlusconi sia a Casini, e mettersi insieme per scongiurare l’infausta eventualità viene naturale. L’accordo raggiunto nelle prime ore di ieri è brutalmente sintetico: oggi si fa fuori Prodi, poi si capisce cosa inventarsi domani. Detto, fatto. La voce che Pdl e Udc si apprestino a marciare uniti inizia a diffondersi, e d’un tratto spuntano indizi che puntano in questa direzione. Giornalisti che azzardano via Twitter possibili convergenze di Casini su Prodi vengono smentiti con impressionante rapidità, Casini se ne va in tv a spiegare sornione che «con Berlusconi non ci sono mai stati problemi personali», nei settori montezemoliani di Scelta civica il malumore nei confronti dell’area casiniana - già notevoli nei giorni scorsi - si fanno ciclopici. Leggi l'articolo integrale di Marco Gorra su Libero in edicola oggi, sabato 20 aprile