Il retroscena

Colle, la rosa dei nomiPer l'intesa tra Pd e Pdlun ruolo a Gianni Letta

Andrea Tempestini

  di Andrea Tempestini @antempestini L'ultimo bollettino registra l'apertura di Silvio Berlusconi: "Sono disposto a votare un nome del Pd al Quirinale". A patto che poi si faccia il governissimo. Il Cavaliere ammorbidisce la sua posizione. Lo dimostra anche il teatro scelto per la "confessione": le pagine di Repubblica, un quotidiano non propriamente vicino all'ex premier. La trattativa continua. Rispetto alle prime impressioni che seguirono il faccia a faccia tra Berlusconi e Bersani della scorsa settimana, le distanze sembrano essersi accorciate. Anche i sondaggi spingono l'accordo: secondo l'ultima rilevazione Swg, il 45% degli italiani vuole un governo di larghe intese. Una percentuale sensibilmente superiore rispetto a quella delle settimane precedenti. La rosa dei nomi - Sempre a Repubblica, Berlusconi ha spiegato che il leader del Pd non ha fatto alcun nome per il Colle. L'intesa sarebbe di massima, senza dettagli sui "papabili". Difficile credere però che se non tra i due leader, almeno tra gli sherpa dei rispettivi schieramenti non stiano girando delle ipotesi, più o meno concrete. Largo del Nazareno deve ancora presentare la chiacchierata "rosa" dei nomi. Tra questi restano in lizza molti ex diessini: Massimo D'Alema, Anna Finocchiaro, Luciano Violante e lo stesso Bersani, nonostante le smentite. Sarà il leader del Pd a scegliere su chi puntare. Glielo ha ricordato anche D'Alema: "Tocca a lui fare il nome". Dall'altro lato dell'arcobaleno politico, la garanzia che Berlusconi chiede al successore di Giorgio Napolitano è che lavori per un governissimo Pd-Pdl: nel caso in cui fallisse si dovrebbe andare subito ad elezioni. Ed è su queste condizioni che le incompatibilità con Bersani si fanno più difficili da risolvere. Il segretario del Pd segue una linea differente: vuole poter chiedere al prossimo inquilino del Colle la garanzia dell'incarico e la possibilità di varare un esecutivo, o almeno provarci, senza accordi preventivi. Il ruolo di Gianni Letta - Nel frattempo continua la feroce lotta intestina nel Pd: bersaniani versus renziani. E in questo contesto, anche se sembra paradossale, per Bersani è Berlusconi la sponda migliore per provare a portare a compimento il suo progetto, che passa in primis dall'elezione del presidente della Repubblica. Alla prima votazione del Parlamento in seduta comune manca una settimana: un accordo potrebbe essere trovato solo negli ultimi minuti, non prima. Tra le carte negoziali più pesanti, nelle ultime ore, ne è spuntata una nuova: Gianni Letta, ancora lui. Non in veste di presidente della Repubblica: lo scenario è irrealistico. Ma piuttosto come segretario generale del Quirinale, un ruolo di rilievo che potrebbe benedire quell'intesa tra Bersani e Berlusconi che solo fino a pochi giorni fa sembrava fantapolitica.