Il faccia a faccia
Terminato l'incontro tra Berlusconi e Bersani
di Andrea Tempestini @antempestini Accorciati drasticamente i tempi per l'incontro tra Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani? Sì, il faccia a faccia è stato annunciato per martedì 9 aprile. E pochi minuti dopo la fuga di notizie è iniziato, intorno alle 17.30, per concludersi circa 45 minuti dopo. Ora sono attesi due comunicati stampa che riferiranno l'esito di questa sorta di piccola consultazione: lo ha spiegato lo stesso Berlusconi, scuro in volto, in una breve dichiarazione alla stampa. Niente comunicato congiunto, insomma. Al viso teso del Cavaliere fa da contraltare la dichiarazione di Enrico Letta, vicesegretario democratico, presente insieme ad Angelino Alfano: "E' stato un buon incontro. Ma siamo solo all'inizio". Così Letta, a quasi due mesi dalle elezioni e dopo l'infinito e infruttuoso inseguimento al Movimento 5 Stelle. Letta ha poi aggiunto che il Pd lavora per un'ampia condivisione sul prossimo inquilino del Colle, "una personalità che possa rappresentare l'unità del Paese". Quindi il vicesegretario ha spiegato che "le distanze con il Pdl sono tantissime, ma mi pare ci sia la volontà reciproca di fare passi avanti". Quindi il cinguettio di Bersani, che ribadisce il concetto: "Noi siamo a disposizione, ma no a governissimi". Sullo sfondo rimbombano le dichiarazioni di Umberto Bossi: "Se fossi in Berlusconi - ha tagliato corto - darei i voti per il governo a Bersani, tanto in pochi mesi va a schiantarsi e poi alle urne vinciamo". Il giallo - Prima della comunicazione dell'incontro c'è stato un piccolo giallo: si fa? Oppure no? In definitiva le resistenze del segretario del Pd sono state vinte. Nei frenetici minuti che hanno preceduto l'annuncio alcune fonti del Pdl confermavano: il faccia a faccia si terrà in serata. Altri azzurri contattati da Libero, invece, erano più cauti e mostravano tutti i loro dubbi sul fatto che i due si sarebbero incontrati nelle ore seguenti: Berlusconi, da tempo, mostrava la sua disponibilità. Ma Bersani era più restio. Le trattative tra gli sherpa dei due partiti hanno però avuto esito positivo. Ma stando ai primi rumors, l'esito dell'incontro non sarebbe stato positivo. Incontro alla Camera - La notizia del faccia a faccia è trapelata quando Silvio e Pier Luigi erano già seduti al tavolo. Fonti del Pdl hanno confermato che si è tenuto alla Camera. I commessi hanno bloccato l'ingresso ai giornalisti verso i gruppi parlamentari: non si hanno conferme sul fatto che l'incontro si sia svolto in uno dei rispettivi gruppi. Si ipotizza che il mini-summit si sia svolto al secondo piano di Montecitorio, dove l'ex premier è stato visto entrare intorno alle 17. I leader di Pd e Pdl hanno discusso principalmente del prossimo presidente della Repubblica: uno snodo cruciale per la formazione di un governo, oppure per sancire la morte in culla di una legislatura impossibile. Il contesto in cui è avvenuto l'incontro era però tutt'altro che sereno. In mattinata il leader del Pd ha ribadito il suo "no" al governissimo: "Con il Cavaliere - ha spiegato - cercheremo di ragionare sul tema del metodo per arrivare alla scelta del presidente della Repubblica. Ma su governo gli dirò: ti conosco, mascherina". Una battuta per chiudere alla larghe intese. Fattore Renzi - Il momento dell'incontro, rispetto alle previsioni della vigilia, è stato anticipato anche perché Bersani vuole contrastare al più presto l'offensiva di Matteo Renzi, sceso in campo (quasi) direttamente per l'elezione del presidente della Repubblica. Il rottamatore punta su Romano Prodi, una pedina indigesta al Cav e buona per far saltare la trattativa tra largo del Nazareno e via dell'Umiltà. Il "no" a Napolitano - Il quadro resta difficile da decifrare. Da un lato, come detto, Bersani chiude al governissimo (ad Agorà, per spazzare via i dubbi, ha ribadito: "Che non ci venissero a proporre governissimi. Ma chi può credere che con Brunetta si possa fare un governo?"). Dall'altro lato Giorgio Napolitano continua ad evocare le grandi intese. Solo ieri, lunedì 8 aprile, il Capo dello Stato ha ricordato l'esempio del 1976. Esempio rigettato da Bersani, che ha replicato: "Nel '76 c'era uno che governava e gli altri che consentivano. Era una singolare forma di minoranza". Il segretario vuole governare da solo. O quantomeno questo è quello che dice alla stampa. L'Italia, intanto, aspetta e arranca.