I partiti si vendicano dei 5 stelle

Quirinale, nessun delegato regionale per i grillini

Sebastiano Solano

Tra i 58 delegati regionali che insieme ai parlamentari di Camera e Senato, riuniti in seduta comune, eleggeranno il nuvo presidente della Repubblica, non ci sarà nemmeno un grillino. L'aventino imposto da Beppe Grillo ai suoi si sta rivelando una mossa boomerang, che ridurrà il M5s all'irrilevanza nella partita più importante della legislatura: quella per il Quirinale. Dal Piemonte al Veneto, dalla Lombardia alla Sicilia, le forze maggiori, Pd e Pdl, si sono accordate per mandare a Roma i loro delegati escludendo il M5s.  Nessun delegato in Lombardia - E i grillini, indignati, gridano all'inciucio, alla casta, agli accordi sotto banco. Ma non era quello che volevano? Tenersi fuori da ogni spartizione di scranni e poltrone? Evidentemente no. A rappresentare la Lombardia, ad esempio, ci saranno un leghista, un piddìno e un esponente del Pdl. E il M5s? Fatto fuori, escluso. E urlano al "baratto" e al "sopruso": "Siamo la terza forze in regione - afferma il M5s lombardo - e solo una logica bizantina ci impedisce di avere un nostro delegato in regione". Il tradimento di Crocetta - Ma l'esclusione più inaspettata, che odora di tradimento, è quella siciliana, dove Rosario Crocetta, che con i grillini di fatto governa, si è accordato con il Pdl: un delegato a voi, in cambio di qualche voto a favore in assemblea, è il senso del patto. Così, la Sicilia manderà in Parlamento un delegato del Pdl, uno del Pd e uno dell'Udc. I grillini, imbufaliti, hanno subito imbastito la vendetta nei confronti del governatore, votando contro la nuova legge elettorale siciliana, votata invece da tutti gli altri partiti. Insomma, se a Milano il M5s si è infilato in un cul de sac, a Palermo, ancor di più, si trovano nel classico più classico vicolo cieco.