alta tensione
M5S, la fronda s'ingrossa: ecco chi tradirà Grillo
di Ignazio Stagno "Arrendetevi, siete circondati!". Gridava un tempo in piazza del Duomo a Milano Beppe Grillo in una serata fredda di fine campagna elettorale. Ora quello circondato è lui. I grillini tra Camera e Senato sono 163, ma ben 30 già si sentono un corpo estraneo al Movimento. La strategia del "no" categorico a qualunque proposta è una ferita che ancora non si rimargina sulla pelle dei Cinque Stelle. Così la fronda che ragiona ad alta voce si fa sempre più grande e contesta la linea del "caro leader Beppe". Lui per redarguirli ha già previsto una riunione a porte chiuse oggi a Roma o addirittura in una località segreta in Abruzzo, probabilmente l'Aquila, con i nove dissidenti (Tommaso Currò, Mara Mucci, Alessandra Bencini, Giulia Sarti, Mario Michele Giarrusso, Fabrizio Bocchino, Mimmo Pisano, Matteo Dall'Osso, Vittorio Ferraresi). Ma il tentativo è tardivo. I mugugni sono senza freni. L'ultimo dissidente in ordine di tempo è l'onorevole Tommaso Currò. A lui i giornalisti non "stanno sul c..." e senza farsi problemi parla a ruota libera della crisi del Movimento e di quella corrente, ormai innegabile, che rema contro i diktat di Grillo. Non siamo automi - Currò, in un'intervista a La Stampa è categorico e determinato. Il cittadino non accetta quella chiusura, sintomo di un'eterna opposizione in nuce, su cui i grillini si stanno per sdraiare. Così attacca a viso aperto proprio Grillo: "Non mi ribello. Ragiono. È surreale che centosessantratré persone si muovano per andare incontro a una sola. Venga lui da noi. Qui. In Parlamento. Saremo felici di confrontarci. Noi parlamentari non siamo automi. E nemmeno bambini. Nessuno ci può svuotare della nostra personalità politica. Diversamente diventiamo schiavi di un manovratore". Quel "manovratore" è proprio Grillo che ormai è entrato in guerra anche con i suoi stessi elettori avvisandoli che "non sono graditi se hanno votato Cinque Stelle per avere un governo Pd-M5S". Potevamo avere dei ministeri - Sulla stessa lunghezza d'onda il deputato grillino Walter Rizzetti, che in'un'intervista al Secolo XIX dichiara: "Non siamo all’asilo, non siamo bambini", per poi aggiungere: "Siamo nel palazzo: bene, mettiamoci in gioco. E’ la politica, non dobbiamo avere paura di pronunciare questa parola. Ce lo chiede una parte dell’elettorato, non possiamo restare indifferenti. Altrimenti cosa ci siamo a fare?", si chiede. Poi sposa la linea dei dissidenti: "Se uno come Bersani, uno con una storia politica di 20 anni alle spalle, e che certo non è uno sprovveduto, ha fatto tutti quei passi in avanti, ci ha dato segnali concreti, ha passato l’iniziativa nelle nostre mani, almeno gli dobbiamo portare rispetto. Vediamo cosa ha da dire, cerchiamo punti di contatto. Invece - lamenta il grillino - ha prevalso la chiusura". Ma a quale scopo avviare un confronto con Bersani? La poltrona, ovviamente. Conclude infatti: "Avrei cercato una mediazione”. Per ottenere? “Dei ministeri. Faceva il premier, alle nostre condizioni, e intanto ci sedevamo nel governo e iniziavamo seriamente a lavorare". Contro Casaleggio - Ma Currò non ce la fa più. Punta il dito anche contro il guru dei guru, Casaleggio e vuole un accordo con Bersani: "No. Ma se andiamo avanti così questo dubbio si cristallizzerà. Con Grillo e soprattutto con Casaleggio. Io non sono uno schiaccia bottoni per conto terzi. Se entri nel Palazzo grazie a otto milioni di voti, devi prenderti le tue responsabilità. Col Pd la sensibilità è comune su molti temi. Penso agli immigrati, all’ambiente, ai diritti civili. Bisognava discuterne". Poi Currò prende di mira anche la torah grillina: il web e i suoi spin doctor da wi-fi. Parole dure per il "popolo della rete" e per i vari Messora, Martinelli e Nick il Nero, chiamati a commissariare i capigruppo Crimi e Lombardi perchè non andassero fuori il binario di Grillo. "La rete è una risorsa insostituibile. Con la rete ci si deve confrontare. È sempre stata la nostra forza. Ma non può trasformarsi in un freno. Nel web trovi ogni cosa. A me può anche stare bene che venga nominato un gruppo che si occupa di comunicazione, purché la comunicazione non si sostituisca alla politica. Altrimenti la nostra diventa solo propaganda. E a me la propaganda puzza di fascismo". Currò non è solo. Cambiare strategia - Anche l'altra deputata Mara Mucci che avrebbe pianto quando Crimi in una drammatica riunione ha rischiato di essere sbattuto fuori, vuota il sacco: "E’ evidente che all’interno di un gruppo di oltre 160 persone ci siano pensieri diversi, soprattutto di fronte a scelte così difficili. Tutto questo non può che far crescere il nostro movimento”. Poi parla sul suo blog di una riunione in cui la necessità i dialogo e la voglia di cedere ad un accordo di governo è saltata fuori: "Nell’ultimo incontro – scrive – abbiamo discusso quale linea politica intraprendere e personalmente credo che sia giunto il momento di fare un passo concreto verso una reale proposta di governo, attraverso una serie di personalità a noi gradite. Questa linea sarebbe coerente con l’attesa dei nostri elettori che ritengono giusto influenzare le scelte della politica, soprattutto in un momento così difficile per il nostro paese”. Insomma ormai un bel pezzo del mondo grillino vuole il dialogo e la "casta" di un tempo sembra tornata ad essere meno pericolosa di quanto dice Grillo. Le due linee del Movimento ormai corrono parallele sulla testa dei due capigruppo. L'intransigente Lombardi è una grillina irremovibile. Generale dei disertori - Crimi invece vorrebbe aprire le porte per un tavolo di trattativa ma non può. Ormai Crimi è capogruppo dei dissidenti non più dei senatori. E' il portavoce di quel Movimento che pian piano ha capito che forse emancipare quel talebanesimo di Beppe potrebbe portare a risultati concreti, prima che gli elettori si stufino di questa melina a base di "no,no, e ancora no". Intanto Crimi oggi su Panorama appare in una veste inedita(guarda la gallery). Il settimanale va alla scoperta del Crimi "giovane", quando lavava i piatti, si sposava in tight e in Rolls Royce Excalibur con la bolognese Maria Cristina Flaiani (conosciuta ad un convegno dei giovani carmelitani) e muoveva i primi passi da leader a Palermo della Nip (Nuova Immagine di Parrocchia, progetto della parrocchia carmelitana San Sergio I) non tradendo mai la sua passione da boy scout. Altri tempi. Ora è davvero generale in una caserma di disertori pronti a seguirlo.