La vendoliana
La Boldrini taglia i precari e salva i deputati
di Franco Bechis Per i deputati asciugati i sudori freddi: intatta la loro indennità base, conservata integralmente la diaria, immutati tutti i rimborsi spesa e i benefit. Tutti salvi o quasi dopo la scure di Laura Boldrini che si è abbattuta sui costi della politica della Camera. Qualche riduzione riguarda anche le indennità extra dei deputati: tocca i membri degli uffici di presidenza delle commissioni che per altro non sono ancora costituite. Riduce quindi un extra che nessuno aveva nel primo mese percepito in busta paga: così non fa male. Il grosso degli 8,5 milioni di euro di tagli voluti dal presidente della Camera verrà infatti non dai deputati, ma dai precari che lavorano negli staff dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. Qualcuno di loro perderà il posto di lavoro o vedrà sfumare il contratto promesso e per cui stava già lavorando gratis. Tutti gli altri si vedranno tagliare lo stipendio precario del 25%. Perderanno il posto di lavoro anche le sei-sette signore con contratti interinali firmati dalla società che effettua le pulizie della Camera, perché avevano il solo compito di fare risplendere gli appartamenti presidenziali che d’ora in poi non verranno più abitati. È una mini-strage di precari il primo risultato del taglio ai costi della politica. E fa specie che a volerla - impuntandosi - sia stata proprio un presidente della Camera che proviene dalle fila del partito di Nichi Vendola. Eppure è stato proprio così. L’idea della Boldrini era quella di dare uno schiaffo (politico) ai rappresentanti del Movimento 5 stelle. Il presidente della Camera aveva preparato l’ufficio di presidenza decisivo di martedì 2 aprile con una lista di misure che lei immaginava draconiane: basta benefit per tutto il gruppo di comando dell’assemblea di Montecitorio. Taglio della metà sulle spese di rappresentanza di presidente, vicepresidenti, segretari e questori. Via i telefonini e i rimborsi extra per tutti quelli a cui erano stati concessi, basta con gli alloggi di servizio per chi ne ha diritto. Alla povera Boldrini sembrava di avere dato davvero uno scossone al palazzo. Fino a quando i funzionari della Camera non le hanno portato una tabellina riassuntiva dei risparmi che si sarebbero ottenuti con quelle misure: poche migliaia di euro all’anno. «Ma come? Io voglio almeno 4 milioni di euro di risparmi delle spese dell’ufficio di presidenza! Come è possibile che sia così poco? Va bene, abolite tutte le spese di rappresentanza. Adesso voglio vedere!». Funzionari di nuovo con la calcolatrice. Risultato: poco più di un centinaio di migliaia di euro su base annua. Impossibile! «Voglio quei 4 milioni, allora andiamo con i tagli lineari per ottenere quella cifra, non un cent in meno». All’ordine del presidente della Camera non si può certo disubbidire. E alla fine la Boldrini ha ottenuto quello che voleva: i 4 milioni di risparmi dal solo ufficio di presidenza da aggiungere ai 4,5 milioni che erano già stati preparati con le riduzioni del 30% delle indennità di carica (gli stipendi aggiuntivi per i membri dell’ufficio di presidenza centrale e per quelli di tutte le commissioni). Di fronte a tanta determinazione nessuno nella riunione che doveva approvare i tagli ha osato contraddire la Boldrini. Qualcuno era assente, qualcun altro l’ha lasciata fare sorridendo sotto i baffi. L’unico a protestare contro i tagli - ironia della sorte - è stato il vicepresidente della Camera che rappresenta il M5S: Luigi Di Maio. È stato lui a protestare per quella scure che si abbatteva sui precari invece che sui deputati. Ma non c’è stato nulla da fare. Al presidente della Camera è stato fatto vedere un prospetto riassuntivo che faceva ben capire come non si ottenessero grandi risparmi dalle altre misure proposte. Spese di rappresentanza? Ammontano a 4 mila euro l’anno per i membri dell’ufficio di presidenza. Sono 19, anche a tagliare tutto si ottengono 76 mila euro l’anno. Niente appartamenti di servizio? Nessun risparmio significativo: non si possono vendere, semplicemente non si faranno più le pulizie e si spenderà un po’ meno di bollette. L’unico vero risparmio sarà appunto quello delle signore che quelle pulizie facevano: erano contratti temporanei, verranno lasciate a casa. Così la vera botta è arrivata dal taglio del 25% del budget per gli staff: quasi 4 milioni di euro ottenuti dalla pelle dei precari. Qualche decina di loro verrà lasciata a casa, gli altri si vedranno ridurre lo stipendio del 25%.