Il ritorno di Pierluigi

Pd, Bersani: "Doppio registro unica soluzione. No al ritorno al voto"

Giulio Bucchi

di Claudio Brigliadori Matto? Sordo? No, forse solo addormentato. Pierluigi Bersani torna davanti ai giornalisti per la sua attesa conferenza stampa ma purtroppo per la politica italiana il segretario del Pd sembra non essersi accorto che dal fallimento delle consultazioni ad oggi tanto è cambiato. Eppure ai "saggi" nominati dal presidente Napolitano Bersani ha riferito solo un accenno, volante, infilato tra parole e parole che hanno espresso un solo concetto: il "doppio binario" governo-convenzione è l'unica strada percorribile. Peccato che nemmeno il Partito democratico sia più così convinto... Vecchia ricetta -"Siamo preoccupati - è l'esordio di Bersani -. Chiudere la politica in un fortino o un governissimo Pd-Pdl-Scelta civica per noi sono risposte sbagliate, non si risolverebbe l'esigenza di cambiamento dell'Italia". La soluzione, secondo il segretario democratico, sarebbe quella bocciata la scorsa settimana e di fronte alla quale lo stesso Napolitano ha alzato bandiera bianca: "Noi abbiamo fatto un'altra proposta, che tiene insieme l'esigenza di un governo di cambiamento e quella di un percorso di riforme costituzionali. L'idea cioè che chi ha il maggior ruolo di questo parlamento si carichi della responsabilità di avviare la legislatura e di fare le cose fondamentali sul fronte sociale ed economico, e avviare un meccanismo per avviare la riforma della seconda parte della costituzione. In questo secondo caso, una grande responsabilità deve toccare a chi non ha responsabilità dirette di governo. Per questo abbiamo chiesto che le forze minoritarie non impediscano l'avvio della legislatura". Le critiche a Grillo e Pdl - Di fronte a questa ricetta, il resto delle forze parlamentari si sono tirate indietro. Eppure Bersani scorda l'autocritica e preferisce criticare. Gli altri. "Ci siamo trovati davanti al disimpegno del Movimento 5 Stelle, che vuole mettere i suoi 8 milioni di voti in frigorifero. E non c'è insulto o acrobazia che cancellino questa verità: così la legislatura non può andare avanti". E il Pdl? "Ci hanno proposto questo: la destra designa i presidente e noi lo votiamo. Un atteggiamento improponibile e inaccettabile". Insomma, Bersani è sicuro: "C'è una grave difficoltà a rendere credibile una qualsiasi alleanza di governo tra noi e il Pdl, di danno dei golpisti e poi si offrono. Così non va". L'atteggiamento di Napolitano - "Il presidente della Repubblica ha fatto quel che doveva e poteva fare: garantire all'Europa e all'Italia una continuità istituzionale e di governo. A questa scelta il presidente ha aggiunto un meccanismo di facilitazione, per esaminare i punti di avvicinamento e dissenso tra le forze politiche. Azzardo: questi gruppi sono uno per l'economia e l'altro per le istituzioni. Credo che voglia dir qualcosa", sottolinea Bersani, ipotizzando uno schema, quello di Napolitano, "copiato" al doppio registro del Pd. "Ribadiamo il nostro punto di vista con fermezza - conclude il segretario -: guardiamola meglio la soluzione che abbiamo proposto, discutiamola. Ma secondo noi è l'unica pista possibile, lavorare su un doppio registro. E' realistico, è credibile. Non è la strada di Bersani, è la strada del Pd. Se Bersani fosse un ostacolo, Bersani è a disposizione percché prima di tutto c'è l'Italia. Non mi si raffiguri come un ostinato, non ho neanche messo il mio nome sul simbolo...".  Alfano: "Stallo, voto a giugno" - "Ho ascoltato l'onorevole Bersani con doverosa attenzione e anche con la viva speranza di sentire una parola nuova, un cenno di buon senso - ha commentato a stretto giro di posta il segretario Pdl Angelino Alfano -. Invece, devo dire con grande rammarico, ho ascoltato oggi le stesse parole ostinate, chiuse, fuori dalla realtà dei numeri del Parlamento, che l'onorevole Bersani ripete da 36 giorni, cioè dalla chiusura delle urne, tempo che la sinistra ha usato solo per occupare le Presidenze delle Camere. Se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c è alcuno spazio per il dialogo". Insomma, sottolinea Alfano, "se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione, c'è solo la strada delle urne già a giugno prossimo".