Minuti decisivi

Napolitano: le due stradedimissioni o governo del presidente

Lucia Esposito

  Ancora poche ore, poi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parlerà agli italiani. Disegnerà il nuovo futuro del Paese a più di un mese dalle elezioni che hanno portato a un vincitore (Pier Luigi Bersani) senza numeri. Un  vincitore perdente. E' stata una lunga notte, quella di Giorgio Napolitano. Una notte con due strade davanti, una  notte con addosso il  peso della responsabilità verso un Paese che è ancora senza un governo, un Paese che avrebbe bisogno ora più che mai di una guida forte che possa a condurlo se non fuori almeno  su una strada che lo allontani dal precipizio economico.  Vota il sondaggio di Libero Governo del presidente  o dimissioni La prima la formazione di un governo di scopo o "del Presidente", un esecutivo che possa traghettare il Paese verso nuove elezioni ma dopo aver messo mano alla legge elettorale oppure le dimissioni. Napolitano potrebbe lasciare due settimane prima, in modo che il suo successore possa poi sciogliere le Camere (lui non può farlo durante gli ultimi mesi del suo settennato, il "semestre bianco") e indire, nei tempi fissati dalla Costituzione, dal giorno in cui sciolgono le Camere ha da 45 a 60 giorni di tempo. Un'ipotesi che lo stesso Napolitano avrebbe voluto evitare, convinto che prima di riportare il Paese alle urne bisognasse cambiare la legge elettorale.  L'ultimo tentativo Napolitano, dopo che Bersani giovedì sera è salito al Colle senza numeri necessari per formare un governo, ha voluto provarci lui. Ha fatto un altro giro di consultazioni, ha convocato tutte le forze politiche ma si è trovato davanti alla solita, ottusa,inamovibile rigidità di Pier Luigi Bersani. Come in una partita a scacchi, la situazione sembra (a meno che la notte non abbia portato consigli in via del Nazareno) senza via d'uscita. Silvio Berlusconi che non vuole un governo del presidente, il Pd che non vuole un esecutivo di larghe intese e infine Grillo che non vuole il "governo di cambiamento" chiesto da Bersani. Inizia il Pdl con Silvio Berlusconi: apre ad un governo a guida Pd, con Bersani o senza, ma ribadisce che deve essere un governissimo, preludio ad un accordo sul Quirinale. Salgono i rappresentanti grillini, Lombardi e Crimi: no assoluto ad un incarico a nessuno, se non ad uno di loro. Poi che faranno? Si vedrà.   Vendola ribadisce Bersani. Il Pd con Enrico Letta non pronuncia il nome dell’ex segretario, ma boccia il governissimo auspicato da Berlusconi. Poi però apre ad una fase costituente per rivedere la Carta, abbattere i costi della politica e varare una serie di necessari provvedimenti economici. E questa è l’unica novità autentica della giornata, un’apertura ad un governo del presidente e di scopo (guai a chiamarlo tecnico), magari con una personalità vicina al Pd, con grande profilo tecnico in materia economica.  I nomi circolati nei giorni scorsi vedono Amato, Saccomanni e Barca in prima fila. Nelle ultime ore sono calati i primi due, mentre è salito il terzo. Così come quello di Annamaria Cancellieri. Le due strade sono ancora aperte e per Napolitano questo è l'ultima difficile scelta politica di un settennato ad altissima tensione. Martedì riaprono i mercati e potrebbero non reggere l'impatto con una situazione politica ancora così incerta.