C'era una volta il Movimento...
Abboffate, auto blu, guru e zero leggiun mese dopo la vittoria grillinala rivoluzione a 5 Stelle è finita
di Ignazio Stagno "Apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno". Questo il grillinopensiero. Trasparenza prima di tutto e austeristy francescana da spargere qua e là in segno di assoluta devozione al caro leader Beppe. Un piano per fare "la rivoluzione con la democrazia diretta". Di tutto questo si è visto ben poco. La sera del 25 febbraio il Movimento Cinque Stelle sbanca alla Camera e si porta a casa un risultato storico: il 25 per cento dei voti. Un esercito di grillini si prepara ad entrare dentro la scatoletta per scoperchiarla con l'apriscatole. I guardiani - Si festeggia subito con un conto da 1800 euro al Bar del Fico a Roma. Pizza, matriciana e fiumi di vino della casa per brindare alla "rivoluzione" da lì a venire. Trenta giorni dopo quella bevuta in compagnia la rivoluzione è rimasta solo su qualche pagina web. Di reale c'è davvero poco. Ma in questi trenta giorni di nonrivoluzione i grillini hanno comunque provato a dare un segnale forte. Su tutti i fronti da quello politico a quello mediatico...a quello culinario. Pronti via arrivano subito i due capogruppi per il Senato e per la Camera. Vito Crimi e Roberta Lombardi. Il primo è un timidone che forse è entrato in un gioco più grande di lui. Odia i giornalisti, per la precisione gli "stanno sul c...", e ha l'hobby di addomrmentarsi sui banchi di palazzo Madama. Il suo sport preferito? La smentita. Ha una vera passione per gettare il sasso e ritirare la mano. La seconda, la "ducetta" Lombardi apre subito col botto la sua rivoluzione. Si fa trovare con le mani nella marmellata sul suo blog dove aveva scritto che il "fascismo a veva fatto cose buone e che aveva un alto senso dello Stato". Non male per una che afferma di non appartenere alla destra o alla sinistra. "Sono superate, noi siamo il nuovo, abbiamo un piano trentennale per il Paese. Non siamo a Ballarò", ha spernacchiato in faccia a Bersani l'altro giorno. Ma tra nomine di capigruppo, smentite Crimiane e bicchieri di vino della casa, la rivoluzione può attendere. Grasso gate - Intanto comincia ufficialmente la legislatura. Le camere si insediano e devono votare subito i presidenti. "Cambiamo tutto noi abbiamo due nomi, Luis Alberto Orellana e Roberto Fico per le presidenze di Senato e Camera". Crimi e Lombardi ci sanno fare, i ragazzotti in cravatta No Tav li sanno tenere a bada e sono sicuri che quei nomi hanno convinto tutti nel Movimento. Nemmeno per sogno. Si vota. La Boldrini passa facile alla Camera, con buona pace del preparatissimo Fico, poi al Senato la rivoluzione grillina conosce l'amara realtà dei numeri e della politica del compromesso. Scoppia il caos. Di Orellana non importa a nessuno, i giochi subito si restringono su Renato Schifani e Pietro Grasso. I giuda grillini sono pronti a rivelarsi e lo fanno nel terrore di rappresaglie dolorose. Almeno dieci senatori grillini votano per Pietro Grasso. Caos a non finire. Riunioni, regolamenti di conti a porte chiuse e con streaming spento, richieste d'aiuto su facebook. I senatori Vacciano, Campanella e Petrocelli sul social network rivendicano la scelta di Grasso. Scatta subito il processo. Vengono assolti dal leader in persona, "lo hanno fatto in buona fede". Per dimenticare le fatiche del voto in aula non c'è nulla di meglio di una bella abboffata alla buvette del Senato. L'abboffata in buvette - Il settimanale "Chi" li immortala mentre sono alle prese con la "rivoluzione dei piatti". In giacca e cravatta mangiano voracemente su tovaglie ricamate e stoviglie di preziosa porcellana. Allarme rosso: i grillini si stanno "inCastando?". Subito dopo l'abboffata corrono a giustificarsi. Dove? Sul web. Ovvio. C'è chi è pure pronto a restituire quanto ha speso. Ma si sa con la panza piena arriva la voglia del sonnellino. Crimi ne approfitta subito e dopo aver "svegliato Napolitano" si abbandona sulla sua poltrona al Senato. Gli altri grillini invece vivono nel mondo dei sogni volando tra Montecitorio e Palazzo Madama. Lavativi - Complessivamente sono 860 le proposte che i parlamentari di ogni schieramento da inizio legislatura hanno depositato presso gli uffici di Camera e Senato (per la precisione 535 a Montecitorio e 325 a Palazzo Madama), e gli eletti del partito di Grillo (il 17% del totale) sono gli unici a non essersi fatti avanti. Sono impegnati a fare la rivoluzione. Non li si può mica criticare. Lo stesso Grillo ha affermato che il "governo non serve a niente". Che senso ha dunque tradurre le idee rivoluzionarie in legge? Così a Bersani in diretta streaming gli grida la Lomabrdi: "No, no, no". Pier si abbandona sul bancone di un osteria con la birra in mano, i grillini tornano a lavorare. Il guru Messora e l'epurata- Per fare una rivoluzione però servono anche gli intellettuali. E allora arriva subito la nomina di Caludio Messora e Daniele Martinelli a responsabili della comuniazione per il Senato e per la Camera. Messora apre pure lui col botto: "I giornalisti sono tutti degli spalam....e pennivendoli". Un gentlman. La rivoluzione grillina si fa così. Poi nel loro affannoso lavoro hanno trovato il tempo di far furoi una neoeletta come Giovanna Mangili, aveva la colpa di essere sposata con un altro grillino eletto al consiglio comunale di Cesano. Auto blu e fiumi di benzina - Intanto la fatica della rivoluzione si fa sentire sulla pelle di tutti i Cinque Stelle. Al punto che qualcuno è talemente stressato da questo incessante ritmo di cambiamento che si fa un bel giro in auto blu per andare a trovare gli americani alla base di Sigonella, nel catanese. Lui è Antonio Venturino vice presidente dell'assemblea siciliana e grillino dalla prima ora. Non contento si è fatto pure rimborsare i soldi della benzina per l'uso di un'auto che ha sempre giurato di "non avere". Ma si sa la rivoluzione prosciuga le enrgie e ogni tanto un passaggio in auto con lampeggiante fa comodo a tutti. Anche 1200 euro come rimborso carburante farebbero comodo a tanti altri. Grillini e non. Voto per Bersani - Infine quando la rivoluzione grillina compie il "complimese", in questi giorni cade l'anniversario della loro vittoria elettorale del 25 febbraio, c'è pure chi non può più sostenere il ritmo di un lavoro massacrante. Così Alessandra Bencini, senatrice a Cinque Stelle afferma: "Non so se voterei contro Bersani". Parafrasando i versi la traduzione è "voterei la fiducia a governo Bersani". La Bencini è stanca. La rivoluzione grillina è stressante. Troppe abbuffate, troppi post su facebook, nessun disegno di legge presentato, troppi portavoce dei portavoce, troppi soldi spesi in benzina. Meglio il vecchio Pier lui si che sa cosa fare per prendere tempo e rilassarsi mentre il Paese va a rotoli. Intanto gli altri grillini sono rimasti al Bar del Fico.