Il portavoce del M5S
Lo spione Messora controllore dell'incontro
di Chiara Pellegrini I grillini hanno fatto presto ad abituarsi ai privilegi della Casta. “When in Rome, do as the Romans do”(quando sei a Roma comportati come i romani) recita un proverbio anglosassone, e così i deputati del Movimento a 5 stelle si sono subito adattati ai costumi del Transatlantico. Dopo il pranzo del grillino Adriano Zaccagnini, che qualche giorno fa si era concesso un lauto pasto al ristorante della Camera (80 euro tutto compreso), arrivano anche le richieste di altri parlamentari a Cinque stelle, che non disdegnano alcuni benefit da parlamentari. Dovevano aprire il «parlamento come una scatoletta di tonno» ma ne stanno scoperchiando una di Beluga. I grillini al motto di «pancia mia fatti capanna» arraffanno, acciuffano dove possono e si fanno ammaliare dai privilegi. E così qualche giorno fa avrebbero fatto capolino nella sala delle Competenze parlamentari. Chiedendo né più né meno di quanto previsto dal «contratto» del buon parlamentare. Ma da chi professava e professa la lotta al privilegio anche la richiesta minima fa notizia. Telepass, tessere per l’autostrada, abbonamenti ferroviari, sembra abbian fatto man bassa sul fronte trasporti. E c’è persino chi, come raccontava l’Unità avrebbe richiesto anche la tessera dell’autobus sentendosi rispondere: «Ci dispiace ma non rientra nei benefit dei parlamentari». Quello di oggi per i grillini è il giorno più lungo. I capigruppi stellati di Camera e Senato, Roberta Lombardi e Vito Crimi incontreranno il presidente incaricato, Pier Luigi Bersani. Beppe Grillo non sarà a Roma per controllare i suoi ma manda un uomo di fiducia, Daniele Messora, neo coordinatore della comunicazione del gruppo del Senato. Forse arriveranno da Bersani con una microdelegazione, anche se fonti del movimento raccontano che dal Pd hanno raccomandato di non giungere troppo numerosi all’appuntamento che sarà trasmesso in diretta streaming. Certo che Grillo ha detto la sua e domani arriveranno davanti al leader del Pd con la lezione bella stampata in memoria. Mentre il segretario del Pd cerca di trovare la quadra, i grillini fanno sapere «che a Bersani diremo di no anche se si butta in ginocchio». Parola di Lombardi che, ieri pomeriggio, prima della riunione dei grillini alla sala Mappamondo, ha ribadito che il movimento non voterà la fiducia a Bersani. Per la capogruppo di M5S a Montecitorio anche il segretario è un «impresentabile». La Lombardi assicura che «il gruppo è compatto e lo è anche al Senato, dopo la vicenda del voto a Grasso». E che «non cadrà in tentazione». Il gruppo ieri nella riunione ha deliberato che la linea sarà unanime: no alla fiducia. Ma le voci che circolano circa la compattezza del grillini al Senato sono altre. Il gruppo a palazzo Madama è diviso e gira l’ipotesi di un Aventino: ovvero non presentarsi in aula per abbassare il quorum richiesto alla maggioranza. Insomma i seguaci di Grillo sono in pieno dilemma: votare o non votare la fiducia? Il comico genovese, come noto, ha mal digerito la vicenda Grasso. La caccia al traditore non si è mai sopita. Nessuno di fida di nessuno. Nelle assemblee si fanno solo chiacchiere generiche. Chi immagina ipotesi differenti da linee tracciate da Grillo preferisce star zitto e lasciare a qualche cronista sfoghi off the record. «Il “no” al governo Bersani non ci sembra la scelta giusta», confessa un senatore, «dobbiamo solo capire se è obbligatoria la presenza di tutti i senatori». Aspettano la diretta in streaming per controllare i dissidenti.