Appunto
Il tema delle troie travolge Battiato
di Filippo Facci Le litanìe dei mongoli, le traiettorie proto-cellulari, le caccole degli assiro-babilonesi: in altre parole sto delirando, oppure no, mi credo un artista, mi credo Franco Battiato alle prese con una delle sue canzoni più comprensibili. Nel qual caso dovreste spararmi: perché un giornalista non è un artista così come un artista non è un politico, regola generica che dovreste spiegare a Battiato dopo quanto è successo ieri. Il nostro, da assessore siciliano al Turismo, è intervenuto al Parlamento europeo e ha detto (rullo di batteria) che «queste troie qui, che si trovano in giro nel Parlamento, farebbero qualsiasi cosa». Più tardi ha aggiunto che «a Milano ha vinto Ambrosoli, la provincia è ancora ignorante». Notare che l’aver sputtanato il Parlamento italiano è l’atto più rimarchevole da lui compiuto come assessore, visto che l’artista ha già ricevuto mozioni di sfiducia per assenteismo (è in tournée sino ad aprile) col risultato che la Sicilia è risultata assente in tutte le borse e fiere turistiche internazionali: Milano, Berlino, Mosca e Goteborg, mentre a Bruxelles in compenso lui c’è andato: a dire che il Parlamento pullula di troie. Ora: sappiamo che il tema l’appassiona («i desideri mitici di prostitute libiche», soprattutto la celeberrima «Gli uccelli») però ora il vecchio Battiato dovrebbe farci un favore, con traiettoria impercettibile: dimettersi.