Dilettanti al governo

Marò, Terzi si dimette: "Non dovevano tornare in India". Caos a Palazzo Chigi

Matteo Legnani

Ci mancava la pagliacciata finale. Non perché l'assurda vicenda dei marò sia conclusa: loro sono ancora là in India, in attesa che un tribunale speciale li processi per l'uccisione dei due pescatori. Il "finale" è quello della permanenza a Palazzo Chigi del ministro degli Esteri Giulio Terzi di Santagata, che oggi, martedì 26 marzo, nel corso dell'informativa a Montecitorio sulla vicenda e in particolare sul ritorno dei due fucilieri in India, si è dimesso dalla sua carica. Bravo, bene, era ora. Poi, però, ecco il colpo di scena. Perchè Terzi ha spiegato di dimettersi a tutela della sua "onorabilità". Un gesto che ha motivato con la sua contrarietà alla decisione di far rientrare i marò in India e "a salvaguardia della onorabilità del nostro Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto - ha aggiunto di fronte a un'aula sempre più sbigottita - perché solidale in modo completo con i nostri marò e con le loro famiglie". E ancora: "Ho atteso fino a oggi per dimettermi perché volevo venire qui in Parlamento come sede della sovranità". L'approfondimento / 1: Ira Napolitano: convoca Monti al Colle Il Prof ministro ad interim Le critiche dei partiti - Quindi, contrariamente alle ricostruzione apparse sui media nei giorni scorsi, la Farnesina ha tutt'altro che deciso da sola. E allora, vien da chiedersi, chi ha deciso di rimandare in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone? L'unico che ne abbia la facoltà è, a rigor di logica, il presidente del Consiglio, Mario Monti. Che oggi, a Montecitoprio, non c'era. Possibile che non sapesse dell'intenzione del suo ministro degli Esteri di dimettersi e delle motivazioni che avrebbe addotto? Possibile che non si sia reso conto della necessità di una sua presenza in aula? Cosa che, ovviamente e saggiamente, ha richiesto in aula l'ex titolare del dicastero, Ignazio La Russa, dopo che il capogruppo del Pdl Renato Brunetta aveva espresso la volontà di interrompere la seduta.  L'approfondimento / 2: Chi è l'ex ministro Giulio Terzi confidente Usa spodestato da D'Alema Monti: "Non sapevo nulla" - Pochi minuti dopo il "crac", Monti ha ufficializzato la spaccatura ai vertici dell'esecutivo. Il premier ha spiegato: "Ho preso atto con stupore della dichiarazione del ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, resa alla Camera dei Deputati, nella quale ha annunciato le sue dimissioni. Tali dimissioni non mi erano state preannunciate, benché in mattinata si fosse tentuta presso la Presidenza del Consiglio, con la mia partecipazione, una riunione di lavoro con i ministri Terzi e Di Paola per la messa a punto dell'informativa di governo". Il Professore ha poi aggiunto che "le valutazioni espresse alla Camera del ministro Terzi non sono condivise dal Governo, come ha già dichiarato Di Paola. Domani riferirò alla Camera e al Senato sull'intera vicenda". La polemica con Di Paola - Il presidente del Consiglio, tirato in ballo dal suo ex ministro degli Esteri, ha dato la sua disponibilità a presentarsi domani, mercoledì 27 marzo, in aula a Montecitorio. Lo ha annunciato il presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale ha aggiunto che, al termine dell'informativa del governo, si terrà una riunione dei capigruppo per decidere la calendarizzazione del dibattito. Prima, però, Montecitorio si è scaldata per l'intervento del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che da parte sua ha spiegato come "la posizione del governo non è quella del ministro Terzi". "Potrei dimettermi - ha poi aggiunto -, ma non abbandono la nave con su i marò". Una cosa è certa: da oggi i due fucilieri di marina italiani sono, se possibile, ancora più soli. Ma, come si dice, meglio soli che male accompagnati. La vergogna non ha fine.