Pessimismo in largo del Nazareno
Pd, un piano se Bersani fallisce: governissimo a poi tempo poi Renzi
Ancora 48 ore e poi si conoscerà il destino di Pierluigi Bersani e del suo eventuale governo. Giovedì il segretario del Pd salirà al Quirinale ma, come ha detto lui stesso, "servirà un miracolo" per far quadrare i conti. E l'impressione è che la pazienza sia finita. Di tutti: innanzitutto, del presidente Giorgio Napolitano, che affidandogli il pre-incarico venerdì scorso aveva chiesto "tempi celeri" e "numeri sicuri in Parlamento". Non ci sarà nulla di tutto questo: le consultazioni di Bersani dureranno sei giorni e hanno visto sfilare anche parti in causa irrituali come Don Ciotti e Roberto Saviano. Nomi buoni per attiarare le simpatie di qualche grillino, forse, oppure già armi da utilizzare in un eventuale ritorno alle urne immediato. I numeri, proprio per questo, non ci saranno. Anche perché Bersani continua con la linea durissima contro il Pdl: "Alfano mio vicepremier? Non scherziamo...". Governissimo a tempo - Il problema di Bersani è che la pazienza sta finendo anche a Largo del Nazareno. Il Partito democratico, che non pone grande fiducia nel tentativo disperato del segretario, sta già guardando oltre. Secondo Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera i dem, non solo i renziani, avrebbero in serbo un Piano B, senza Bersani. Un governissimo light, leggero, non troppo caratterizzato politicamente, in grado di raccogliere i voti di Pdl e Scelta civica, a durata limitata (8 o 9 mesi, non di più) e a programma ben delimitato: riforma elettorale, finanziamento pubblico ai partiti, riduzione progressiva dell'Imu, legge di stabilità. La road map per Renzi - Un'agenda impegnativa, sì, ma visti i tempi quasi minimale. Di fatto, sarebbe un governo del Presidente. Anche se Napolitano potrebbe seguirlo solo per un brevissimo tempo. E qui si aprirebbe la questione Quirinale, già caldissima e materia di scambio (sia pur negata) tra Pd e Pdl. In attesa di trovare il fatidico nome giusto per il Colle, i centristi del Pd lavorano per questo piano B (Franceschini, Enrico Letta e Fioroni i più attivi) e si prepara il terreno al cambio della guardia: votare ad autunno significherebbe trovare il tempo per le primarie, con la candidatura obbligata e fortissima di Matteo Renzi. Con lui candidato premier, potrebbe cambiare lo scenario non solo a sinistra.