Balle elettorali

Onorevoli grillini già pensanodi aumentarsi lo stipendio

Nicoletta Orlandi Posti

  di Luciano Capone E all’improvviso spunta l’atto costitutivo dell’associazione “Movimento 5 Stelle” e si scopre che Beppe Grillo non è un semplice megafono. Colui che doveva essere solo il garante del movimento è in realtà il presidente dell’associazione e il proprietario del simbolo, del blog, in pratica di tutto il partito (vedi articolo a fianco). E tutto è stato fatto in barba alla tanto decantata democrazia diretta. In gran segreto Grillo Giuseppe detto Beppe il 18 dicembre scorso  si è recato a Cogoleto, vicino Genova, davanti al   notaio Filippo D’Amore, ha fondato l’associazione e si è nominato presidente della stessa. Il comico ha anche  nominato suo nipote Enrico vice-presidente e il commercialista Enrico Maria Nadasi segretario, secondo la tradizione del miglior nepotismo italiano. Grillo vuole combattere la casta seguendo i metodi di Antonio Di Pietro, che controllava la cassa dell’Italia dei valori con la moglie e la tesoriera (e poi sappiamo come è andata a finire). La base grillina, in genere sempre pronta a difendere il  “caro megafono”   dagli attacchi dei pennivendoli di regime, non l’ha presa bene: «I giornalisti sono dei giornalai, ma a me scoccia dover sapere da un  “giornalaio”  che il movimento ha uno statuto depositato da mesi, che non è il “non-statuto” che tutti conosciamo. Chi lo sapeva? Grillo ha chiesto a qualcuno del movimento come redarlo, soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi? Le persone di fiducia coinvolte sono il commercialista e suo nipote».  Le polemiche sull’atto costitutivo si sono aggiunte a quelle sugli stipendi dei neo-parlamentari a 5 stelle. Beppe Grillo ha portato 163 persone in Parlamento gridando nelle piazze italiane che avrebbero guadagnato solo 2.500 euro al mese, una riduzione volontaria dello stipendio che i cittadini vorrebbero applicata a tutti i partiti, ma nella realtà le cose stanno diversamente: i grillini aggiungeranno all’indennità la diaria, rimborsi e benefit fino ad arrivare ad un totale di circa 11 mila euro mensili. Molto più vicini ai 14 mila euro dei normali parlamentari che ai 2.500 dei cittadini sbandierati in campagna elettorale. La base vuole che venga rivisto il regolamento, ma tra i neo-eletti che già chi si oppone: «Non siamo francescani».