Il faccia a faccia al Quirinale

Napolitano al Csm: "Equità nei processi, aberrante pensare che si voglia eliminare Berlusconi"

Giulio Bucchi

  Freddezza ed equilibrio nei processi, rispetto reciproco tra le istituzioni, nessuna missione "impropria" ai pm e la possibilità, per Silvio Berlusconi, di partecipare alla vita politica italiana. Sono le indicazioni che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dato al Comitato di Presidenza del Csm, incontrato dopo aver ricevuto in mattinata al Quirinale una delegazione del Pdl che lunedì ha protestato al Tribunale di Milano in difesa di Silvio Berlusconi e contro la "magistratura politicizzata". "Freddezza ed equilibrio" - "In occasione dei processi si manifesti da ogni parte freddezza ed equilibrio e affinchè da tutte le parti in conflitto - in particolare quelle politiche, titolari di grandi responsabilità nell’ordinamento democratico - si osservi quel senso del limite e della misura, il cui venir meno esporrebbe la Repubblica a gravi incognite e rischi", è il monito del Colle. Parole forti, che lasceranno soddisfatti i pidiellini ma che suonano come un richiamo ad abbassare i toni anche per il Cavaliere e il suo staff difensivo. Poi però Napolitano prosegue: "Ho, negli anni del mio mandato, considerato e affrontato come problema essenziale quello del ristabilimento di un clima corretto e costruttivo nei rapporti tra giustizia e politica. A più riprese, anche e in particolare dinanzi al Csm, ho sottolineato come i protagonisti e le istanze rappresentative della politica e della giustizia non possano percepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anzichè uniti in una comune responsabilità istituzionale - scrive Napolitano nella nota ufficiale -. E ho indicato nel più severo controllo di legalità un imperativo assoluto per la salute della Repubblica da cui nessuno può considerarsi esonerato in virtù dell'investitura popolare ricevuta. Con eguale fermezza ho sollecitato il rispetto di rigorose norme di comportamento da parte di quanti sono chiamati a indagare e giudicare, guardandosi dall'attribuirsi missioni improprie e osservando scrupolosamente i principi del giusto processo sanciti fin dal 1999 nell'art. 111 della Costituzione con particolare attenzione per le garanzie da riconoscere alla difesa". Serve stabilità politica - Sullo sfondo, al di là delle vicende giudiziarie degli ultimi giorni, c'è il panorama politico paludoso uscito dalle elezioni. "Troppe divergenze e vere e proprie contrapposizioni hanno bloccato la possibilità di talune, cruciali riforme nell'amministrazione della giustizia e nel corpo delle norme che la regolano. E in questo momento si registra purtroppo un'allarmante nuova spirale di polemiche tra voci che si levano dall'uno e dall'altro campo". "Alle elezioni del 24 febbraio, e anche per effetto della situazione che ne è scaturita, ma soprattutto per l'estrema importanza e delicatezza degli adempimenti istituzionali che stanno venendo a scadenza, occorre evitare tensioni destabilizzanti per il nostro sistema democratico. Quegli adempimenti chiamano in causa ed esigono il contributo di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, e in particolar modo di quelle che hanno ottenuto i maggiori consensi". Complotti? "Sarebbe aberrante" -  Il Capo dello Stato conclude: "E' comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo, a breve distanza dal primo, nelle elezioni del 24 febbraio, di veder garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile. Non è da prendersi nemmeno in considerazione l'aberrante ipotesi di manovre tendenti a mettere fuori giuoco - "per via giudiziaria" come con inammissibile sospetto si tende ad affermare - uno dei protagonisti del confronto democratico e parlamentare nazionale. Rivolgo perciò con grande forza un appello al rispetto effettivo del ruolo e della dignità tanto della magistratura quanto delle istituzioni politiche e delle forze che le rappresentano. Un appello, che volentieri raccolgo dalle parole oggi pronunciate da autorevoli giuristi, affinchè in occasione dei processi si manifesti da ogni parte freddezza ed equilibrio e affinchè da tutte le parti in conflitto - in particolare quelle politiche, titolari di grandi responsabilità nell’ordinamento democratico - si osservi quel senso del limite e della misura, il cui venir meno esporrebbe la Repubblica a gravi incognite e rischi".