Vincitor perdente

Bersani è un leader senza partito,da solo va a "morire" in parlamentomentre il Pd prepara il suo funerale

Ignazio Stagno

  Se avessero lasciato le telecamere accese dopo la chiusura dei lavori, alla direzione del Pd avremmo visto tuoni e fulmini. Il Pd che esce fuori dalla resa dei conti di ieri è un partito a pezzi. Tante idee. Ma nessuna buona. Pier Luigi Bersani è stato accompagnato verso un suicidio assistito. Si è giocato la carta degli otto punti, ha recitato il programma del Movimento a Cinque Stelle a memoria, ma non è bastato. Lui vuole la poltrona da premier ma non l'avrà. Il Pd ieri ha fatto passare la linea del segretario per lasciarlo morire da solo sul muro del Qurinale. Difficilmente Bersani arriverà sano e salvo a palazzo Chigi. Le sue proposte sono state rispedite al mittente.  Punti...e a capo - Grillo non ci sta. I punti di Bersani non convincono. Il primo è fuori dalla gabbia dell'austerità. Poi misure urgenti sul blocco sociale. Ancora: Riforma della vita politica e pubblica (tra le quali, rivedere il finanziamento pubblico ai partiti, ndr). Quarto: Voltare pagina sulla giustizia e l'equità. Poi una norma contro il conflitto di interesse e doppi incarichi. Sesto punto: Economia verde e sviluppo sostenibile. Apertura ai matrimoni gay e alla cittadinanza a chi è nato in Italia. E per ultimo punto: istruzione e ricerca. Grillo ha risposto piccche sul suo blog con un post di un attivista sottolineando come i "punti in comune" siano più quelli tra Pd e Pdl che tra Pd e M5S.  Renzi non ci sta - Mentre il segretario era impegnato nella faticosa ricerca di un alleato il partito aveva già deciso tutto. Massimo D'Alema lo ha pugnalato per bene scofessando la sua linea. Baffino è stato chiaro: "Non dobbiamo avere il complesso dell'inciucio. Il Pd potrebbe cercare un accordo con il Pdl a patto che non ci sia di mezzo Berlusconi". D'Alema in pratica vuole un governissimo e quel Beppe Grillo che sbraita non gli piace. Ma i fendenti più dolorosi per Bersani arrivano da Matteo Renzi. Il giovane sindaco di Firenze non ce la fa più ad ascoltare i "dinosauri" del partito e con un gesto fa politica. Si alza e se ne va lasciando la direzione nazionale. Va via lasciandosi alle spalle le parole di Bersani, quasi come quel partito, tutto da rottamare non fosse più il suo. Il destino di Bersani è comunque segnato. La direzione nazionale ha approvato la sua relazione a larga maggioranza. E' stato un atto dovuto. Ora ci penseranno i grillini e Re Giorgio a far cadere dal trono il segrtario. Un governo tecnico al Pd senza Bersani va bene. Lo dicono tutti a denti stretti. E' finita l'era Bersani. Forse anche quella del Pd che non voleva più essere nè Ds nè Margherita. In via del Nazareno hanno scelto la via dell'anonimato.