Instabilità vincente

Elezioni, la ricetta di Mediobanca: "Meglio il pareggio, aiuti dall'Europa,e l'Italia mette al muro la Germania"

Ignazio Stagno

E se fosse meglio un bel pareggio? Ne è convinta Mediobanca, uno dei più grandi istituti bancari del Paese, che dà sempre con le sue partecipazioni ha in mano una grande fetta dell'economia imprenditoriale italiana. In un rapporto, Mediobanca "tifa" per una sostanziale instabilità di governo dettata da un risultato incerto alle urne. Ma qui arriva il paradosso. Da piazzetta Cuccia arriva un'analisi chiara dello scenario del dopo-voto. Con una coalizione Bersani-Monti molto debole, la maggioranza "potrebbe aver bisogno di allargarsi ad altri partiti minori. Questo chiaramente non genererebbe un Governo forte: la storia italiana mostra come piu' ampia è la coalizione, più è debole la sua efficacia. Nuove elezioni potrebbero dunque essere presto in vista".  Instabilità virtuosa - Dunque più instabile è il governo, più l'Italia può uscire rafforzata dalla crisi. Uno scenario simile porterebbe il Paese a chiedere gli aiuti europei e dare una forte sforbiciata al debito pubblico. E Medibanca ha anche le idee chiare sulla road-map da adottare per andare fuori dal tunnel: "Berlusconi è  in recupero e il Movimento 5 Stelle sembra finirà  per essere il vero vincitore di queste elezioni con circa il 20% dei voti. Questo doppio rischio crea il paradosso di potenziali buone notizie. Questa situazione può intimorire il mercato e mettere pressione sullo spread, offrendo all'Italia la scusa perfetta per quella che continuiamo a vedere la miglior via d'uscita per il suo debito pubblico insostenibilmente alto: richiedere di accedere al programma Omt di Draghi e mettere la Germania all'angolo in vista delle sue elezioni".  Riduzione del debito - L'istituto bancario analizza anche le promesse elettorali e cerca di capire quali sono opportune e quali invece sono destinate a restare nel cassetto: "Guardando ai programmi dei vari partiti, Mediobanca nota come ci siano promesse di tagli alle tasse di 150-225 miliardi euro, ma mostriamo come l'Imu, l'Irpef, l'Iva e la Tares siano destinate a salire da luglio 2013 per tener fede a impegni precedenti. Tagliare l'Irap, positivo per le banche, lascerebbe l'erario con minori incassi pari al 2,5% del Pil. La spesa pubblica è  poi troppo rigida per essere tagliata senza minare il sistema del welfare, cosa che non sarebbe facile". Ma l'obiettivo numero uno per il futo governo, secondo Mediobanca, è uno solo: "L' Italia deve porre la riduzione del suo debito pubblico al top della sua agenda, semplicemente"