La crisi di Forza Italia

Toti, la sfida finale al Cav. La frase dopo la cena segreta

Giovanni Ruggiero

Nessun addio al simbolo di Forza Italia, nessuna ricerca spasmodica di un nuovo "uomo della Provvidenza" o rottamazione indiscriminata della classe dirigente del centrodestra. Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi e presidente della Liguria, ancora una volta veste i panni del vigile urbano nel traffico caotico delle decine di posizioni che in questi giorni ingorgano gli incroci tra il partito del Cav, la Lega e Fratelli d'Italia. L'ultima svolta azzardata doveva essere l'abbandono del simbolo del partito di Berlusconi, voce attribuita non solo a diverse frange interne che volevano prendere le distanze dalla crisi del brand berlusconiano certificata dai sondaggi, fino allo stesso Berlusconi, pronto a proporre una nuova squadra di dirigenti sparsi sul territorio che prendesse il posto dell'attuale. Senza dimenticare il nervosismo che serpeggia tra i colonnelli azzurri, pronti a darsi appuntamento nei prossimi giorni per fare il punto della situazione, senza Berlusconi. Toti sul Messaggero detta una linea di ragionevolezza: "Le pressime elezioni saranno un passaggio aggregativo per arrivare a una federazione. Non cadono nel deserto, il nostro percorso è già stato tracciato con la foto di Bologna". La formazione per le prossime amministrative, secondo Toti, deve essere quella già testata con successo nelle regioni dove il centrodestra ha vinto, con Forza Italia impegnata a riportare al voto chi da anni non si avvicina a un seggio elettorale e la Lega che raccoglie il voto di protesta, che altrimenti finirebbe col votare Movimento Cinquestelle. E poi Fratelli d'Italia che tiene viva la tradizione della Destra. Leadership - Che Forza Italia non se la passi benissimo, come confermano quasi tutti i sondaggi, lo ammette anche Toti, ma la sua analisi porta a conclusioni diverse da quelle dei rottamatori antirenziani: "Dopo 20 Forza Italia ha bisogno di una riforma della sua struttura, della sua ragione sociale per adeguarsi al cambiamento del Paese - ha chiarito - Il problema non è certo Berlusconi, anzi resta la risorsa principale". La questione del leader non è problema neanche in agenda quindi, ma come ritrovare la strada sì. Magari non proprio con le primarie stile Pd, ma qualcosa del genere: "Una forma di allargarmento alla riflessione - dice Toti - una consultazione degli eletti". Il voto - Quello delle Amministrative sarà un appuntamento cruciale per tutti i partiti, con Forza Italia che non fa eccezione. Certo il fatto di non avere ancora trovato un accordo su alleanze e candidati in diverse città chiamate al voto non aiuta: "Non è una gara a chi arriva prima - rassicura il presidente ligure - Ai primi di febbraio ci sarà il momento delle scelte. Renzi ha rinviato il voto di giugno. Lo teme. Pagherà il conto delle promesse fatte". L'altro appuntamento decisivo sarà il referendum di ottobre, che secondo Toti può essere un altro grande momento aggregativo per il centrodestra: "Mi immagino un comitato referendario delle opposizioni. Avevo sperato che si chiudesse una guerra durata 20 anni ma è stato Renzi a perdere il treno e ora lui perdere le elezioni".