Lega

Roberto Maroni ora vuota il sacco"Le liti con Salvini: tutta la verità"

Alessandra Menzani

Dagli aneddoti sul rapporto con Salvini al referendum per l'autonomia, passando per la «rivoluzione sanitaria», gli obiettivi per il 2016 e la riscoperta della sua dimensione personale durante le feste di Natale. Roberto Maroni si racconta a Libero in un' intervista a tutto campo. Presidente, sul suo rapporto con Matteo Salvini si è detto e scritto di tutto. Qual è la verità? «Il mio rapporto con Matteo è ottimo. Ci sentiamo spesso e ci vediamo in Regione quasi tutti i venerdì. Poi, certo, io faccio il governatore della Lombardia e lui il leader politico, quindi ci sta che a volte lui non condivida qualche mia scelta e viceversa». E i litigi di cui si racconta? «Tutte invenzioni. Guardi, il rapporto con Salvini si è intensificato il 13 gennaio 2012: quando il "cerchio magico" pronunciò la fatwa contro di me, Matteo fu il primo a telefonarmi e a schierarsi dalla mia parte. Io questo non l' ho mai dimenticato e il nostro rapporto personale va al di la della politica». Recentemente lei ha spinto Salvini a candidarsi sindaco di Milano. Lui però non le ha dato retta. «Continuo a pensare che Matteo avrebbe dovuto candidarsi. Avrebbe vinto facilmente contro qualsiasi avversario. E poi l' esperienza da sindaco di Milano sarebbe stata propedeutica alla sfida con Renzi del 2018. Arrivarci da primo cittadino di Milano sarebbe stato un vantaggio. La mia idea era Salvini a Milano e Meloni a Roma: due leader di partito a capo delle loro città. Lui ha scelto diversamente. Nessun problema». A Milano dopo la discesa in campo di Sala c' è stata l' impressione che il centrodestra abbia tirato i remi in barca. Qualcuno ha ipotizzato l' esistenza di un nuovo patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi. Lei ci crede? «All' inizio il dubbio è venuto anche a me. L' idea del "patto della luganega" poteva avere fondamento nell' eccessivo attendismo di Berlusconi sul candidato. Io il Cav lo conosco bene e so che le decisioni le prende in fretta. Per questo ho pensato che ci potesse essere una qualche forma di accordo. Ma la spaccatura della sinistra e i recenti fatti politici mi hanno persuaso che non c' è nessun accordo e che il centrodestra proverà a riprendersi Milano». Il candidato però latita. Non si rischia di partire in ritardo? «Se si sceglieva subito un candidato forte sarebbe stato meglio, ma a questo punto è giusto aspettare le primarie della sinistra, perché un conto è affrontare Sala, un altro Majorino o la Balzani». Lei è stato molto a contatto con Beppe Sala. Sorpreso della sua scelta di campo? «No. Due mesi fa l' ho incontrato per proporgli la guida del dopo Expo, ma lui ha rifiutato. È stato lì che ho capito che avrebbe provato a fare il sindaco. Faccia attenzione però, perché la storia non è già scritta». Sala potrebbe realmente perdere le primarie? «Beh, guardi cos' è successo a Varese dove Marantelli era strafavorito e ha perso per un pugno di voti... E poi io avevo paura che potesse coinvolgere Ncd, con conseguenti scossoni in Regione, invece li ha tagliati fuori. Meglio così». Governatore, ha citato il post Expo. Dopo il baccano fatto dal ciclone Renzi come sta procedendo il progetto? «Renzi è venuto qui a fare il baùscia, ma non ha fatto i conti con il mondo della ricerca lombarda. Per questo ho dato mandato al rettore della Statale Gianluca Vago di presentare entro gennaio un progetto che tenga conto di tre linee guida: il polo di ricerca biomedica; l' integrazione del privato, perché non esiste ricerca che resti fine a sé stessa, e la costruzione del nuovo campus universitario». E l' ITT di Genova? «Io non sono contrario alla sua presenza. Solo che la cabina di regia non può farla un' istituto di Genova. Le chiavi devono essere in mano ai lombardi. E non è solo un fatto di campanilismo, ma di presa di coscienza che in Lombardia ci sono centri di ricerca in grado di fare quello che fa l' ITT (che tra l' altro riceve 100 milioni ogni anno contro i 97 che vanno a tutte le università italiane messe assieme)». Restando al 2016, quali sono le sue priorità per la Lombardia? «Oltre al post-Expo ce ne sono almeno tre: il referendum sull' autonomia, le politiche di riduzione dei ticket e delle liste d' attesa e la partenza della Macroregione Alpina». Quando parte la campagna referendaria? «A gennaio convocherò i sindaci per invitarli ad istituire dei comitati per il referendum. L' obiettivo del voto è di ottenere un' autonomia pari a quella del Veneto che, in soldoni, significherebbe avere 10 miliardi in più ogni anno. Sui tempi del voto invece dobbiamo attendere: ho chiesto ad Alfano di votare il 12 giugno con le amministrative per risparmiare soldi. Se il governo dice no, allora, anticiperemo all' 8 maggio, prima dell' apertura della campagna elettorale». Poi c' è la scommessa della Macroregione Alpina... «Il 25 gennaio si parte. Io sarò il rappresentante delle regioni italiane e avrò la presidenza del primo gruppo di lavoro, il più importante, che si occuperà di sviluppare le politiche comuni di ricerca e innovazione». A proposito di ricerca, Mario Melazzini si dimetterà e al Pirellone si parla già di nuovo rimpasto. «Assolutamente no. Ci sarà un semplice avvicendamento tra Melazzini e il suo successore, che verrà scelto con lo stesso metodo dei dirigenti sanitari: merito, esperienza e competenza. Le compensazioni politiche non mi interessano». Il 2016 sarà l' anno buono per togliere i ticket sanitari e ridurre le liste d' attesa? «Per farlo servono almeno 400 milioni che contiamo di recuperare grazie ai risparmi consentiti dalla riforma sanitaria». Prima di Natale si è chiusa la fase delle nomine. Quale sarà il prossimo passo nell' attuazione della riforma? «Nomine che hanno scontentato tutti i partiti e questo è un bene. È stata ribaltata la logica formigoniana: prima c' era un direttore generale che decideva per tutti; oggi invece ogni singolo direttore ha la libertà di trovare la strada per raggiungere il risultato». Lei ha promesso un monitoraggio stretto sull' avviamento della riforma. «Ogni mese riunirò i 40 direttori generali, ma non per dirgli cosa fare, bensì per condividere esperienze e trovare soluzioni a eventuali problemi. A gennaio ci troveremo al Pirellone, nei mesi successivi gireremo il territorio». Governatore, presto andrà a processo per la storia delle presunte pressioni per l' assunzione di due sue ex collaboratrici. Tranquillo? «Sì. Abbiamo argomenti e documenti per dimostrare che non ci sono responsabilità da parte mia. Sono tranquillo. L' unica cosa che mi ha infastidito sono state le ricostruzioni romanzate della vicenda». Ultima curiosità: cosa fa Roberto Maroni durante le vacanze di Natale? «Sto con la famiglia e gli amici per ritrovare la mia dimensione privata. E mangio». Cucina lei? «Mi sbizzarrisco con l' unica cosa che so fare: il mascarpone per il panettone. Ho anche una mia ricetta (ride): uso un liquore, l' alchermes, che dà al mascarpone un colore rosato...». Fabio Rubini