Sotto processo
Scoppia la resa dei conti in Forza Italia. Brunetta resiste grazie a una "minaccia"
L'assalto per cadere Renato Brunetta dalla poltrona di capogruppo di Forza Italia alla Camera è fallito. A guidare l'offensiva degli ammutinati è stato Elio Vito con una nutrita pattuglia di parlamentari, ma secondo Brunetta: "Va tutto benissimo - ha detto rispondendo in un'intervista alla Stampa - è stata un riunione serena". Certo la richiesta di Vito è ormai pubblica: Brunetta deve lasciare la guida del gruppo a Montecitorio e soprattutto la gestione del quotidiano online Il Mattinale, che secondo chi lo accusa costerebbe troppo: "Costa l'otto per centro del bilancio del gruppo (circa 200mila euro, chiarisce la Stampa). Me lo ha affidato il presidente Berlusconi - ha chiarito Brunetta - Se ritiene che io non sia più all'altezza glielo restituisco". L'ex ministro non ci sta a farsi processare e rilancia la sfida a chi lo contesta, di certo non teme di essere sfiduciato: "Lo statuto non prevede voti di sfiducia del capogruppo. Ma se chiedono più democrazia, da vecchio liberale non posso che essere con loro". Brunetta ricorda che anche Vito era stato eletto per acclamazione ed è rimasto in carica per sette anni. Allora Brunetta rilancia con un pizzico di provocazione: "Stabiliamo che non c'è più l'acclamazione e che il capogruppo si vota. Anche al Senato. Si vota tutto, commissioni, incarichi di partito, sindaci...". Una prospettiva che di certo farebbe impazzire Berlusconi che chissà quanto convinto dalle "minacce" di eccessiva democrazia interna, alla fine della giornata ha confermato il capogruppo Brunetta e tenendo per sé il Mattinale.