L'ingegnere
Franco Battaglia: "Smonto le balle degli ecologisti e di Bergoglio che li asseconda"
Dote evidente di Franco Battaglia è la franchezza. Nel vestire è di un' austerità quasi sacerdotale: giacca, niente cravatta, camicia scura abbottonata fino al collo. Vive insegnando Chimica-Fisica nell' Ateneo di Modena e solo di quello si sostenta. Più lineare di così. Pensate allora cos' ha provato quando Beppe Grillo, in un comizio del 2011, ritrasmesso su you tube e passato e ripassato sulla Rete, gli ha dato del «cogl..ne» prezzolato, venduto alle Multinazionali. Tutto questo perché Battaglia da anni - come molti di voi sapranno per averlo visto in tv o letto sui giornali - difende il nucleare e combatte il «catastrofismo» dei Verdi. Cioè, esprime opinioni in base ai suoi studi e alle sue ricerche. Dunque, ripresosi dallo stupore per l' attacco del comico, il prof lo ha querelato e un mese fa ha raccolto i frutti: Grillo è stato condannato in primo grado a un anno di gattabuia per diffamazione e a risarcirgli cinquantamila euro per le offese. «Soddisfatto?», chiedo a Battaglia che incontro all' ora dell' aperitivo in un caffè. «Avrei preferito non essere diffamato - sorride il prof -. «Il punto cruciale non è che mi ha dato del cog..ne e minacciato di prendermi a calci in c..lo. Io non sono permaloso. Se un energumeno per strada mi insulta, non è che lo querelo. Ma il caso di Grillo è diverso. Io insegno e Grillo mi accusa di dire bugie interessate come consulente di multinazionali. Io ho duecento studenti che pagano le tasse per seguire le mie lezioni, i quali vogliono sapere se ciò che dico è menzogna o parlo con scienza e coscienza. La querela era perciò un atto dovuto verso i miei studenti. Se non avessi agito in giudizio avrei dato l' impressione che l' accusa era fondata. Ora ne è stata acclarata la falsità e di questo sono soddisfatto». «Il calunniatore le ha già versato il gruzzolo liquidato dal tribunale?», chiedo, sapendo che Grillo ha fama di essere genovesissimo. «Recalcitra e pare non voglia ottemperare -ironizza Battaglia-. Ciancia di legalità ma non vuole piegarsi ai doveri imposti dalla sentenza. Un anarchico che punta a governarci». Il professore fa una pausa e aggiunge serio: «Il funzionamento della giustizia mi ha però deluso. Inizialmente, abbiamo dovuto insistere perché si procedesse. Non c' erano indagini da fare, bastava guardare il filmato in cui Grillo inveiva contro di me. Eppure si sono persi anni. Dopo hanno confuso Beppe Grillo, che è pregiudicato, con un altro Grillo incensurato al quale non poteva essere contestata la recidiva. Quando hanno capito che il Grillo querelato era Giuseppe Piero, detto Beppe, nato a Genova nel '48, hanno dovuto correggere l' imputazione e aggiungere l' aggravante della reiterazione. Sembra una farsa, ma è quanto è accaduto. Se i tempi e le superficialità sono queste, temo che la causa si prescriva e Grillo resti impunito». Gli aperitivi giungono a pennello per addolcire le amare considerazioni sui buchi del sistema. Stando a Grillo, lei disse ad «Annozero» che a Cernobyl nessuno morì. «Mentì consapevolmente per sostenere la sua tesi. Ad Annozero ho meticolosamente contato le vittime. A Cernobyl morirono per le radiazioni 28 soccorritori. Aggiunsi però che nei venticinque anni successivi le radiazioni non hanno fatto né morti, né feriti, né causato altri danni». Ho letto di malattie. «Non per radiazioni. I tumori che ci sono stati, ci sarebbero stati comunque». Trenta morti sono comunque un' ecatombe. «Cernobyl non fu un incidente della tecnologia nucleare ma del comunismo sovietico. Due persone morirono nel crollo seguito allo scoppio. Poi furono mandati 28 soccorritori a suicidarsi. Solo in Urss poteva accadere. Fu un incidente comunista». Per lei neanche a Fukushima ci furono vittime nucleari. «Così, è. Aggiunsi che il danno maggiore fu causato dall' evacuazione degli abitanti dalle loro case. Tesi confermata da un recente rapporto giapponese. Se n' era già fatta esperienza in Urss. La maggior parte dei morti di Cernobyl sono stati suicidi tra le persone allontanate terrorizzate di morire di radiazioni». Come vive questi attacchi alla Grillo? «In genere, li ignoro. Grillo mi è stato segnalato e non ho potuto girarmi dall' altra parte». Lei è l' Uomo nero dei Verdi. Perché ce l' ha con costoro? «Sono gruppi affaristici. Loro obiettivo è riempirsi le tasche. Il fotovoltaico è un affare da duecento miliardi solo in Italia. Hanno affossato con la menzogna il nucleare per tuffarsi in questo bengodi». A naso direi che eolico, solare, idroelettrico, ecc. siano più puliti del nucleare. «La tecnologia nucleare è in assoluto la più pulita. Nessuna attività umana si prende maggiore cura dei propri rifiuti. Alla prova dei fatti, è la più sicura. L' idroelettrico ha fatto duemila morti a Longarone. Il nucleare, nell' incidente più grave di Cernobyl, trenta vittime. Evitabili». Vento e sole sono gratis. L' atomo costa. «Eolico e solare non sono tecnologie per produrre elettricità. La sera, ora del massimo bisogno di energia, il fotovoltaico ne produce zero per l' assenza di sole». Perché, lei chimico-fisico, ha deciso di occuparsi di ecologia, complicandosi la vita? «Fu nel 1999. C' era un martellamento ecologista sui pericoli dell' elettrosmog che "causa la leucemia ai bambini". Avevo un bimba di quattro anni e volli vederci chiaro. In qualche ora, capii che il problema non esisteva». E divenne il Barbablù del verdismo. Mi offersi di scriverne, alla Stampa, Corsera, Repubblica. "Interessante. Ma cosa vuole dire?", mi chiesero. "Che il rischio elettrosmog non esiste", risposi. "Allora non ci interessa", replicarono. Trovai ospitalità solo al Giornale, allora diretto da Maurizio Belpietro». Lei nega colpe dell' uomo nel surriscaldamento. Eppure, cresce l' industrializzazione, e si moltiplicano tornadi e precipitazioni. «Noaa, l' Agenzia sul controllo di oceani e atmosfera, riporta i dati sugli uragani dell' ultimo secolo. Non ci sono differenze per numero e forza tra quelli della prima metà del '900 e quelli della seconda metà. Inoltre, negli ultimi quindici anni, le temperature si sono stabilizzate». Lei è isolato nella comunità scientifica? «Al contrario. Non faccio altro che essere la voce di quella comunità. Quando parlo di Cernobyl prendo i dati dall' Unscear (Onu, ndr), non dal Corriere dei Piccoli». È un fatto che le tesi ecologiste trionfino. Obama ha firmato Kyoto, diventando un bis di Al Gore. «Il mondo si governa mettendo paura alla gente. Al Gore ha preso il Nobel per la pace per avere contribuito a diffondere questa paura. Nel discorso di premiazione a Oslo nel 2007, Al Gore ha detto: "Entro sette anni, il Polo Nord è sciolto". Sono passati otto anni». Il caso Volkswagen? «Nasce dalla pretesa ecologista di abbassare all' inverosimile i limiti delle emissioni. Una trappola che i costruttori cercano di aggirare pasticciando». Anche il Papa nell' enciclica Laudato sii, colpevolizza l' uomo. «Letta l' enciclica, ho avuto la presunzione di scrivergli una lettera a Casa Marta, con ricevuta di ritorno. Il Papa, noto per la facilità con cui telefona a sorpresa, non ha però avuto la cortesia di rispondermi». Lei è un bel tipo. Che gli ha scritto? «Gli ho detto: "Lei afferma che è evidente la causa antropica del riscaldamento. In realtà, è evidente il contrario". Gli ha dato dell' ignorante. «È un caso in cui il Papa ha parlato su consiglio del diavolo. Non è la prima volta. Il Papa che ingiunse a Galileo l' abiura non fu certo ispirato dallo Spirito Santo». In quale forza politica trova sponda il suo modo di vedere? «Nessuna. Un tempo, solo repubblicani e liberali furono per il nucleare. Poi, ci fu Berlusconi. Ma non seppe sostenere la tesi». Il tema attuale sono le migrazioni, trattate come un inarrestabile fenomeno naturale. «Per me sono programmate. Perché oggi e non anni fa? Di certo, è un grosso affare per tanti, dagli scafisti a Mafia capitale». Secondo lo scienziato qual è il problema più grosso del futuro italiano? «La nostra totale dipendenza energetica a detrimento della sovranità. Per il gas dalla Russia, per il petrolio dagli arabi, per il nucleare dalla Francia. Non possiamo che stare zitti e buoni». Giancarlo Perna