L'avanzata leghista

Lega, Maurizio Belpietro: "Non solo protesta: così Salvini può crescere al Sud"

Giovanni Ruggiero

I sondaggisti dicono che Matteo Salvini ha tagliato il traguardo: più in là del 15 per cento la sua Lega non può andare. Secondo i presunti esperti di flussi elettorali, il leader del Carroccio intercetta i voti degli scontenti, ma non sarebbe in grado di intercettare quelli dell’elettorato moderato. Ciò che dicono probabilmente sarà vero, ma è altrettanto certo che negli ultimi anni gli studiosi del ramo tendenze politiche non ne hanno azzeccata una. Nessuno di loro aveva previsto l’ascesa vertiginosa del Movimento Cinque Stelle, in molti avevano annunciato la fine di Berlusconi già anni fa (e al contrario il Cavaliere da solo vale ancora più di tanti partitini dati in ascesa) e a proposito della Lega, dopo Bossi ne avevano decretato la fine. Ma non è solo l’elenco degli errori dei sondaggisti a convincermi che a proposito di Salvini abbiano torto e che la Lega possa ancora crescere: ci sono anche altre ragioni. La prima delle quali si chiama pensioni. Già, perché più il governo si aggira intorno al tema promettendo di mettervi mano e più cresce la preoccupazione di chi è in pensione o di chi presto dovrà andarvi. A memoria d’uomo, ogni volta che un esecutivo ha promesso una riforma previdenziale per il lavoratore intenzionato a ritirarsi le cose sono andate di male in peggio. Finestre, età pensionabile, blocco dell'indicizzazione: tutto è servito a rallentare l'uscita dal mercato del lavoro e ad alleggerire l'assegno dell’Inps. Ora che intorno al tema si aggira lo spettro del ricalcolo con il sistema contributivo per tentare di mantenere in equilibrio i conti della spesa previdenziale, segue dalla prima chi è alle soglie del fatidico passo non può dunque che allarmarsi e guardare con interesse le posizioni di Salvini. Il quale ormai è rimasto il solo a parlare di pensioni ed esodati. L’argomento infatti sembra essere uscito non solo dall’agenda del governo, ma pure da quella dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil ne discutono il meno possibile, temendo forse che, se lo disturbano, il manovratore Renzi possa commissariarli decidendo di dar vita a un sindacato unico. Sta di fatto che i pensionati se vogliono sentire parlare di pensioni debbono ascoltare Salvini. Fanno parte dell’elettorato più estremista i pensionati? Io non credo. Sono semplicemente un elettorato moderato che i partiti autonominatisi moderati hanno dimenticato quando non rapinato. Ma le pensioni non sono il solo tema che può mettere altra benzina nel serbatoio della macchina leghista. C'è anche la questione degli immigrati. Io non so se dall’argomento gli altri partiti si vogliano tenere lontani per ragioni ideologiche o altro. Sta di fatto che di profughi, rom, extracomunitari e clandestini parla solo Salvini. E infatti si è visto. Con la sua proposta di chiudere i campi rom, di rispedire a casa gli stranieri sbarcati sulle nostre coste, il leader leghista ha guadagnato consensi portando il Carroccio là dove non era mai arrivato neppure con Bossi. Non solo ha conquistato consensi nella rossa Toscana e perfino nelle Marche, ma è andato oltre il suo massimo storico. Tutti estremisti anche gli ex compagni che hanno scelto di votare Lega? Gente che prima era solita mettere la croce sulla falce e martello è all’improvviso diventata razzista, xenofoba o semplicemente intollerante? Niente di tutto ciò. Come spesso accade i dirigenti della sinistra parlano di solidarietà a casa degli altri e in questo caso gli altri sono i loro stessi elettori, che provano sulla loro pelle le porte aperte all'immigrazione imposte dai governi progressisti. Salvini su pensioni e immigrati ha fatto il pieno, portando a casa tutto quello che c’era da portare, come dicono alcuni sondaggisti? E chi l’ha detto. Se, come sta facendo, il governo imporrà alle Regioni di ospitare altre migliaia di immigrati, è evidente che la Lega crescerà ancora. Il capo del Carroccio non deve fare niente se non il Salvini: al resto, cioè a regalargli altri voti, ci pensa l’esecutivo, che con circolari come quella diffusa nei giorni scorsi, provvede a fare campagna elettorale a favore dello spadone di Alberto da Giussano. Qualcuno a questo punto potrebbe obiettare che non si fa un governo solo con due punti programmatici in testa. Sì e no. Quando Matteo Renzi si è fatto largo fra i dirigenti del Pd aveva un solo punto programmatico come chiodo fisso, la rottamazione, e si sa com’è finita. E poi chi dice che il segretario di quello che un tempo si definiva il partito padano non abbia in serbo una svolta sui temi cari alla piccola e media impresa così da rappresentarne gli interessi? È forse obbligatorio che il capo leghista indossi sempre la felpa dell’arruffa popolo e mai la giacca di leader affidabile? Insomma, da qui al 2018, Salvini se vuole può tagliare altri traguardi. Soprattutto se di fronte a temi come immigrazione, pensioni, fisco e burocrazia il culturame di sinistra continuerà ad arricciare il naso e a considerare quelli che votano Lega dei trogloditi. Maurizio Belpietro maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it @BelpietroTweet