L'analisi

Ghisleri sulle Regionali: "Premiato il legame col territorio"

Nicoletta Orlandi Posti

«A guardare i risultati ottenuti dalla Lega, gli elettori hanno premiato chi in campagna elettorale ha parlato di argomenti più vicini alla quotidianità dei cittadini: sicurezza, tasse, immigrazione, lavoro». Sulla scrivania di Alessandra Ghisleri, direttore di Euromedia Research, sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi e altri, i dati con le analisi del voto regionale affluiscono a getto continuo. Numeri alla mano, il vincitore è uno solo: «La Lega. Il partito di Matteo Salvini è quello che ha saputo meglio di altri sintonizzarsi con le categorie che si sentono escluse dalla politica del governo Renzi: piccoli imprenditori, artigiani, partite Iva. Mai come in queste regionali la differenza l’ha fatta il riferimento ai temi del territorio». E questo nonostante l’astensione, che tradizionalmente sfavorisce i partiti di centrodestra, sia cresciuta ancora. «L’affluenza continua a scendere: sei punti in meno rispetto alle Europee sono circa un milione e 200mila elettori in meno. Il calo è ancora più marcato se il paragone è con le Politiche del 2013, ventitre punti in meno, e con le Regionali di cinque anni fa: dieci punti di differenza. Votare è percepito sempre meno come un dovere e sempre più come un diritto. Chi da tutto questo ha saputo tirare fuori un saldo positivo è ancora una volta la Lega». Qual è stata la carta vincente del Carroccio? «Il legame con il territorio attraverso le liste del presidente. Basta guardare il dato del Veneto». Il trionfo di Luca Zaia e la débâcle della renziana Alessandra Moretti. «In Veneto la Lega ha un saldo positivo, rispetto alle Europee di un anno fa, di circa 330mila voti. Se si sommano ai consensi del Carroccio quelli incassati dalle liste del governatore, l’attivo arriva a 753mila voti. Lo stesso accade se si prendono a riferimento tutte e sette le Regioni in cui si è votato: rispetto allo scorso anno la Lega ottiene grossomodo poco meno di 300mila voti in più. Allargando il discorso alle liste del presidente, il saldo attivo arriva a oltre 700mila voti. Nessuno vanta questi numeri». A proposito del Carroccio, come valuta il tentativo di sfondamento nel Mezzogiorno? «La Lega sta iniziando ad aggredire il Sud: il 2,3% ottenuto in Puglia è la spia di un cammino positivo». Il Pd canta comunque vittoria. «Rispetto alle Europee, il partito di Matteo Renzi ha lasciato per strada oltre due milioni di voti. Che scendono a circa un milione e 700mila se nel conteggio includiamo le liste degli aspiranti governatori». Ma allora come si spiegano gli ottimi risultati per Michele Emiliano in Puglia ed Enrico Rossi in Toscana? «Con la solida tradizione di sinistra in quelle Regioni, cui Emiliano ha aggiunto una particolare vicinanza al territorio come ex sindaco di Bari. Altrove candidature diretta espressione di Renzi, come Alessandra Moretti e Raffaella Paita, non sono state premiate. Senza contare che anche in Toscana il Pd ha perso 450mila voti rispetto alle Europee, mentre in Veneto ne ha persi addirittura circa 600mila e in Campania oltre 400mila». E Forza Italia? «Senza le liste dei candidati presidenti ha perso circa 850mila voti sulle Europee, che scendono a quasi 700mila includendo nel conto le liste degli aspiranti governatori. Questo significa che il voto di Forza Italia è ancora ancorato a Silvio Berlusconi». Adesso nel centrodestra il partito trainante è la Lega? «Considerando le liste dei governatori, sul totale delle sette Regioni in cui si è votato la Lega è avanti di un punto e mezzo. Senza, è ancora Forza Italia a essere davanti». di Tommaso Montesano